Guido Trombetti, professore emerito di analisi matematica presso Università degli Studi di Napoli Federico II, ha analizzato su Il Mattino, il cammino del Napoli.
Il Napoli mette in mostra un gioco al tempo stesso fatto di velocissime verticalizzazioni ad un tocco (vedi l’azione del gol di Oshimen di domenica contro il Bologna) e di deliziosi uno-due frutto di tecnica raffinata. Sostenuto da un centrocampo sontuoso. Ma il dato più rilevante emerso nelle prestazioni del Napoli ad oggi è la sicurezza con la quale la squadra sta in campo. Una sicurezza che emerge in particolare dall’autorevolezza con la quale riprende a giocare dopo essere andata in svantaggio. Quasi nemmeno la sfiorasse l’idea di non poter vincere la partita. Insomma grande autostima e sicurezza. Ed è l’esatto contrario di quanto accadeva l’anno passato. Sui motivi della metamorfosi non ci vogliamo intrattenere. Invece voglio segnalare un altro aspetto peculiare di questa stagione.
Adriano Galliani con un linguaggio da consumato uomo di cantiere diceva: «Le coppe rubano 10 punti a campionato». Con ciò intendendo che lo sforzo fisico e lo stress psicologico delle partite di coppa potevano far perdere ad una squadra molti punti in campionato. Ebbene questa affermazione, se si osserva il cammino del Napoli di quest’anno, non ha avuto fino ad ora conferma. Di chi il merito? Certamente di una rosa qualitativamente e quantitativamente consistente e della gestione abile ed illuminata che ne ha fatto Spalletti. Probabilmente anzi l’andamento dei risultati dice che la squadra azzurra ha guadagnato dalle prestazioni in coppa in termini di quella autostima e sicurezza di cui abbiamo già parlato.
Ma diciamo la verità. Va bene il gioco di squadra. Va bene l’entusiasmo dei giovani. Ma nella metamorfosi del Napoli gran parte del merito va al contributo di un singolo: Kvaratskhelia. Un giocatore che in campo mantiene sempre viva la speranza che si possa ribaltare il risultato e che è in grado di accendere l’entusiasmo del pubblico con fiammate di grande calcio.