Mohamed, 16 anni, non vuole più giocare a calcio. E’ bastata una parola: «Negretto». È stato chiamato così dall’allenatore degli avversari domenica mattina. La squadra del giovane, il Cas Sacconago quartiere di Busto Arsizio, in provincia di Varese ha abbandonato il campo a cinque minuti dal fischio finale per solidarietà. E quella giornata, in cui il problema più grande doveva essere l’imminente sconfitta contro il Gallarate – altra squadra del Varesotto -, si è trasformata nell’ennesimo grave episodio di razzismo nel mondo dello sport. Un ragazzo giovanissimo di origine marocchina. «Nelle prossime ore sporgerò denuncia, non starò zitto – dice il padre Abdelkhalek – La società deve mandare a casa l’allenatore che si è rivolto a lui in quel modo». Espulso dal terreno di gioco subito dopo che all’arbitro è stato riferito quanto accaduto, il mister non avrebbe mai chiesto scusa a Mohamed né alla sua squadra. «Mio figlio ci è rimasto malissimo, ha detto che non vuole più giocare – spiega amareggiato il papà – Lo hanno sentito tutti, anche gli altri ragazzi di colore che fanno parte della formazione. Ce ne sono cinque originari del Marocco, ma un episodio del genere non era mai successo». La tensione scaturita dal grave epiteto proveniente dalla panchina ha immediatamente spazzato via la serenità di quella domenica mattina. Il mister e i compagni di squadra non ci hanno pensato due volte: dovevano andarsene. Anche a scapito del risultato e di eventuali provvedimenti. «I ragazzi hanno semplicemente abbandonato il campo e sono andati via, alcuni non si sono nemmeno fatti la doccia», spiega Abdelkhalek.
Il Mattino