Ma Raspadori è anche quello dei palcoscenici abbaglianti, perché nell’ultimo mese, per non farsi mancare niente, ha segnato – nell’ordine – a Ibrox, al Mezza contro l’Inghilterra e poi alla Puskas Arena, sempre con la Nazionale; e quando è rientrato, sentito il richiamo delle leggende, ha messo assieme anche la Crujiff Arena e il Maradona, perché non si dica che non si lasci ispirare da ciò che sa di (grande, grandissimo) calcio. Raspadori gioca e Osimhen osserva, aspettando il suo turno, lui che ha appena raccolto quaranta minuti: ma è stato fermo per trentacinque giorni e ci sarà tempo, nel corso di una stagione folle, tentare di ristabilire le gerarchie, mettendo mister cento milioni davanti a tutti. Raspadori ha risposto come fanno gli attaccanti senza età, ha messo se stesso al centro del Napoli, è riuscito persino a far dimenticare – mica semplice – quel senso di disorientamento che s’è avvertito sul finire del primo tempo, con il Liverpool, quando si è fatto male Osi. E tra Raspadori e il cholito, che sta lì in agguato, Spalletti ha fronteggiato l’emergenza.
Fonte: CdS