Uno stralcio della lunga intervista rilasciata da Calzona al Cds che fa accenno ai due allenatori del Napoli con i quali ha collaborato in passato.
Calzona, tredici anni con Sarri. Ci racconta: «Da Tegoleto – che è Arezzo, dove io giocavo – all’Avellino, al Verona, al Perugia, al Grosseto, all’Alessandria, al Sorrento, all’Empoli e poi al Napoli, dove sono stato suo collaboratore. Lo ringrazio per quel che mi ha dato e penso e spero di aver ricambiato. L’anno dei 91 punti a Napoli è stata un’emozione continua, vive ancora adesso dentro chi l’ha attraversata. Un momento di calcio elettrizzante».
E una stagione con Spalletti. «Un fiume di calcio, con il quale poi ti soffermi a parlare anche di altro. Un innovatore da sempre, la sua Roma, e glielo ho detto, ha raggiunto vette di spettacolarità impressionanti. Ma ho il sospetto che adesso si stia superando. Vedo giocarli, come l’altra sera, ed è allegria, spensieratezza, organizzazione. E’ la squadra più bella d’Europa, affronta chiunque allo stesso modo. Vanno applaudit i tutti, De Laurentiis, Giuntoli, l’area tecnica e Spalletti: hanno allestito un potenziale da favola, ringiovanendo l’organico. Possono andare oltre quel Napoli dei 91 punti».
La sua Slovacchia si specchia nel 4-3-3: ma lei, Calzona, è più Sarriano o più Spallettiano? «Sarebbe bello essere un po’ l’uno e un po’ l’altro. Parliamo di riferimenti tecnici di assoluto livello, allenatori che inseguono un’idea sempre molto alta. Io provo a impegnarmi per raggiungere i risultati che la federazione slovacca si aspetta, sappiamo che non sarà semplice, perché in n azionale ti resta veramente poco per lavorare come vorresti, ma il materiale c’è e soprattutto la disponibilità dei ragazzi è straordinaria».
Fonte: CdS