F a-vo-lo-so: e da quel calcio da sogno dal quale una città intera non si staccherebbe mai, neanche per un attimo, Napoli
Il 4-2 all’Ajax (preso ripetutamente a ceffoni in una settimana) è una lezione a ritmo incessante e scandita ovunque, in attacco e in difesa, in mezzo e sugli esterni, in un’Enciclopedia esaltata dalle statistiche che grondano dalle pieghe d’una
L’Ajax è dominato fino a restare stravolto, tenta di rovesciare il destino rimescolando il proprio centrocampo e sistemando Klaassen come vertice alto per ispirarsi o per frenare Lobotka: ma Spalletti ha gli anticorpi, palleggia nello stretto per sprigionare con Lozano e uno stellare Kvaratskhelia quell’energia devastante che rapisce.
CALMA. Il 4-2 sa di inganno, come il 2-1 che Klaassen (su iniziativa sottovalutata da Olivera, al 4′ st) elabora comunque con raffinatezza: e il Napoli, senza più Anguissa infortunato ma con Ndombele, si scrolla dall’anima l’idea di gestire, si rimette ad allargare l’Ajax, lo anestetizza nel cuore dell’area, si prende un rigore che dimostra pure la freddezza di Kvara e diverte finché può, finché sente di averne il piacere. Non c’è duello che includa in sé tracce di equilibrio, Kvara ha già
È una mattanza, di nuovo, nonostante si resti in perimetri (quasi) umani con il rigorino (38′ st) per l’Ajax: ma il Napoli che Spalletti ha allestito è un invito all’esaltazione, ha già dimenticato che Lozano (30′) è andato a sbattere su Pasveer dopo 50 metri in fulminante contropiede; ha ignorato che Osimhen (34′) s’è lasciato trascinare dalla sua bulimia in fuorigioco su una lettura agevole; ha cancellato persino l’errore a centimetri zero di Osi (40′), ma ha continuato a pressare alto – lo chiamerebbero gegenpressing altrove – perché ci sono sfide che vanno chiuse sfilando via nel vento, con il 4-2 strappato da quel cavallo pazzo nigeriano che scippa il pallone a Blind e fa d’una vittoria un trionfo.
L’Europa del calcio sa di Napoli: fa-vo-lo-so.
Fonte: Cds