Spalletti: «Voglio tutti bellissimi e incoscienti Proveremo a imporre il gioco ma l’Ajax ha qualità»

Il tecnico del Napoli vuole una squadra sfrontata e che imponga il gioco anche in Olanda

La statua, all’esterno, lo raffigura mentre calcia il pallone. Il busto di bronzo accoglie i visitatori dall’ingresso principale. La gigantografia con il numero 14 accompagna la salita sulle scale mobili verso le tribune. Questo non è uno stadio, è il museo Johan Cruijff. Si respira aria di storia e nostalgia in questo derby dei cieli rappresentato dai due teatri, Maradona e Cruijff, che veglieranno dall’alto sui destini delle loro squadre. Qui però il Napoli vuole divertirsi come fece Francesco Totti nel 2000, quando sollevò il cucchiaio davanti a una marea arancione. Allora lo stadio dell’Ajax si chiamava Amsterdam Arena, oggi diventato il polo commerciale di un quartiere evolutissimo, popoloso, autonomo. Un esempio di modernità infrastrutturale che sembrerebbe semplice da imitare. Peccato che a noi non riesca proprio di imparare.

STIMOLO. Mai, a proposito di storia, il Napoli ha vinto le prime tre partite di Champions League. Luciano Spalletti, in questa vigilia fresca e uggiosa, percepisce la responsabilità della location e della partita: «Bisogna essere all’altezza di certi templi, di certi nomi. Maradona per noi, Cruijff per loro, due stadi magnifici. E’ evidentemente una partita speciale, emozionante, per me che ho amato tanto questi fuoriclasse. Affrontiamo una squadra che ha la nostra stessa filosofia, che propone un gioco offensivo. Ma noi abbiamo faticato tanto per arrivare fino a qui e vogliamo continuare la nostra avventura, superare altri scalini». 

STIZZA. Schreuder, l’allenatore dell’Ajax, lo ha riempito di complimenti. Spalletti chiarisce: «Il mio collega, che sta facendo un ottimo lavoro, esagera. Ma può stare tranquillo: non cambieremo atteggiamento, proveremo a imporre il nostro gioco. Non ci saranno cervelli distratti in campo».

Un giornalista olandese ne stuzzica l’orgoglio, chiedendogli se sia qui per prendersi un pareggio: «Lei pensa forse che sia moralmente accettabile un comportamento del genere? L’etica del lavoro ci obbliga a cercare sempre il massimo. Non sempre è possibile, non sempre ci si riesce. Però la ricerca è quella».

In cuor suo spera che la doppia sfida contro gli olandesi risulti decisiva per la qualificazione: «Se saremo straordinari potremo anche chiudere il discorso. Ma l’avversario va rispettato perché ha qualità. E a dispetto dell’età media della rosa, i loro giocatori hanno più esperienza internazionale dei nostri. Meglio pensare a una partita per volta». 

CRESCITA. Il Napoli è partito talmente bene da non sembrare migliorabile. Ha raggiunto il massimo delle sue possibilità? Spalletti non ci crede: «In ogni allenamento puoi trovare idee e proposte nuove. Se resti sempre fermo, se ti adagi, rischi di farti male. Soprattutto in Champions. A me piace che la squadra continui a mostrare un certo atteggiamento».

E’ un appello, in pratica: «Voglio un Napoli bellissimo e incosciente».

A prescindere dalle scelte di formazione. Avanti, con coraggio. Per lui il turnover è una parola proibita: «Potrebbero entrare due o tre titolari al posto di altri due o tre titolari. Abbiamo un gruppo di giocatori degni del nostro club. E possono tranquillamente alternarsi».

Ci sono due eccezioni però: uno è il portiere, Meret, che gli siede accanto in conferenza stampa; l’altro è il capitano, Di Lorenzo, Non hanno ancora saltato neanche un minuto. «Giovanni è più un robot che un umano – ammette è difficile per qualunque tecnico rinunciare a un giocatore così. Anche negli allenamenti post partita spinge al massimo, non abbassa la tensione, atleticamente è fortissimo. Potrà però capitare anche a lui di fermarsi». Certo non ad Amsterdam. E Meret? «Non gioca». Ma è uno scherzo.

 

Fonte: CdS

 

 

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