Spalletti sa come rendersi la partita facile. In campo, per un tempo, undici Tyson contro undici ragazzini delle elementari. Il Napoli ha dominato il Torino.
Una vittoria da grande squadra, non trova Spalletti? «Per quaranta minuti siamo stati superlativi (dice, col figlio Samuele presente ad ascoltarlo, ndr). Il segnale positivo è che siamo riusciti subito a direzionare la gara dove abbiamo più qualità. Loro hanno provato a imporre la loro partita ma non si sono riusciti. Abbiamo palleggiato bene, possiamo fare meglio. In certi palloni persi è emersa quel po’ di pigrizia nostra che abbiamo in determinati momenti. Poi abbiamo messo la fisicità di Anguissa, ne vorrei quattro come lui».
Poi cosa è successo? «Nessun calo, anche loro sono forti, con i quinti che ti pigiano. Questa è una vittoria importante anche per il valore di chi avevamo contro. Ed è una vittoria meritata».
Guardando questa classifica cosa pensa? «…che è importante. È una classifica importante. Perché si sono giocate gare di spessore e si sono vinte partite di valore. Ma quel che conta è continuare a vincere: sennò queste partite giocate non avranno alcun peso».
De Laurentiis vi ha fatto i complimenti? «È sceso negli spogliatoio e ha partecipato alla gioia dei calciatori. Ci siamo salutati».
Che partita è stata? «Nel primo tempo c’è stata la gestione della gara che volevamo. Loro hanno provato a fare uomo su uomo a tutto campo e due dei tre gol vengono proprio dal fatto che troviamo spazio in campo aperto. E quando la pressione è così asfissiante mica è semplice trovare gli spazi per fare queste cose».
Con Kvara c’è stato un lungo dialogo? «L’ho richiamato spesso, avevamo impostato la partita per farli arrivare in ritardo sui terzini. Loro tenevano i loro quinti altissimi, accettavano il tre contro tre e per farlo si doveva avvicinare gli esterni. E lo volevo più in mezzo al campo. Ma lui se ne stava per conto suo. Poi nella ripresa lo ha fatto. Ha doti straordinarie: quando punta ha una variabilità di finta che è incredibile. Poi quando sembra pronto per tirare, ecco che la passa».
Perché questa scelta? «Non è così. È un calcio vecchio quello della riserva e quella del titolare, ci sono 5 sostituzioni, si gioca ogni tre giorni. Meglio prima o meglio dopo? Non funziona in questa maniera. Meglio sempre. Poi i giocatori sono permalosi, non mi piace fare questo gioco, piuttosto fatelo voi. Perché voi sapete dirmi chi è il titolare tra Lozano e Politano? Io devo far giocare tutti. Ora a novembre e dicembre andiamo in tournée e ho già chiesto di far giocare tre tempi di 45 minuti perché non riesco ad allenarli».
Qualcosa che non ha funzionato? «Da un certo momento in poi, abbiamo portato palla sul portiere troppe volte perché le due punte esterne non possono rimanere aperte. Giocando dentro il campo è più facile».
Buone le prove di tutti i nazionali? «Anche a questo bisogna abituarsi. Se si continua a bombardarli che tornano stanchi, questi tornano stanchi. Il Bayern Monaco ha giocato venerdì sera con il Bayer Leverkusen vincendo 4-0 senza mai fare un allenamento. Vuol dire avere la testa forte».
Il suo gesto di dedicare le due rose alla ragazzi iraniane? «Nessuno è indifferente a queste cose. Il mio è un piccolo gesto che volevo fare, e me lo sentivo. Sono contento che sia stato apprezzato, spero che non siano le uniche rose perché potrebbero essere un segnale forte».
Il Mattino