Luciano Spalletti entra nella sala conferenze del centro sportivo di Castel Volturno con due rose, una rossa e una rosa, che ripone con cura sul tavolo. « Sono per ricordare Mahsa Amini e Hadis Najafi » . Ventidue e vent’anni, scomparse in Iran: Mahsa fu arrestata a Teheran dalla polizia religiosa il 13 settembre per aver violato l’obbligo del velo e dopo tre giorni di coma morì in circostanze non chiare; Hadis è stata massacrata dalla polizia qualche giorno fa a Karaj con sei proiettili nel corso degli scontri innescati dalla protesta per la morte di Mahsa, di cui era diventata un simbolo. « Non voglio aggiungere altro » . Il silenzio pieno di rispetto, sincera emozione e indignazione di un galantuomo.
E poi il calcio. E dunque la partita che il Napoli giocherà oggi alle 15 al Maradona con il Torino: per difendere il primo posto e l’imbattibilità e per continuare a definire l’identità di grande squadra carpita molto spesso nelle prime settimane di campionato e di Champions. « Ogni partita è utile a ricordare se siamo forti oppure no. Il percorso sarà lungo e difficile e serve impegno costante in ogni singolo allenamento. Non ho mai visto assegnare uno scudetto a settembre ma sempre a giugno: c’è tanta strada da fare » .
TUTTI INSIEME. E allora, il giorno dopo Milano. O meglio: sono andate via quasi due settimane dalla vittoria di San Siro, però la sensazione di quella squadra tosta, sfrontata e irriducibile è ancora sulla pelle. Ma guai a fermarsi: « Nonostante le Nazionali e i viaggi ho visto i giocatori presenti con la testa: direi che siamo pronti, stanno tutti bene » . Lozano compreso, rientrato giovedì notte dagli States con l’allarme di un problema muscolare ma ieri regolarmente in gruppo. « Tutti avranno spazio: per compiere quel percorso di cui parlavamo prima bisogna avere gente stimolata, in condizione, e tra l’altro si gioca ogni tre giorni. Dire che uno è titolare e l’altro riserva non è corretto: se un uomo strappa per settanta minuti e bisogna cambiarlo, magari è l’altro a farcela vincere in venti minuti » . Esempio pratico: « Raspadori o Simeone? Sono sicuro che giocheranno entrambi: un titolare da 60 e uno da 30 » . Senza specificare chi e quanto.
LA CRESCITA. L’antifona, però, è chiara: Spalletti ha bisogno della rosa intera e continuerà a coinvolgerla. Nonché a favorire il processo di crescita: « Se uno capace come Pioli dice che il Milan ha giocato una bellissima partita con tante occasioni, e io sono abbastanza d’accordo, la sua riflessione dà valore alla nostra vittoria. Il talento da solo, però, non basta mai e a tratti non abbiamo avvertito il pericolo: c’è bisogno di lavorare e difendere tutti, a cominciare dagli attaccanti » .
La prova-Torino sarà indicativa: « Brutto cliente: conosciamo il loro valore e il modo di lavorare di Juric, e dunque c’è da essere più bravi » . Oggi e non solo: « Vogliamo lottare con quelle sette fino alla fine: l’alta classifica è affollata e ci sono squadre forti che producono buon calcio. Noi ci siamo adattati bene e stiamo portando avanti il discorso, sì, ma bisogna continuare con questo atteggiamento, oltre che con i risultati » .
LA SIGNORA. Finale dedicato all’esordio dell’arbitro Ferrieri Caputi, la prima signora in Serie A: « Se ne parla molto, ma vedo semplicemente il debutto di un nuovo arbitro. Mi piace pensare che questa prima volta, accaduta nel 2022, dipenda solo dal fatto che finora nessun arbitro donna abbia dimostrato di essere pronto per la massima categoria. Sono convinto che saprà farsi valere e che avrà il rispetto di tutti come gli altri colleghi » . Apertura e chiusura da galantuomo. Fonte: Cds