l problema – di fondo – è la diffidenza: quel sottile, perfido virus che nel calcio s’annida subdolo e a volte finisce per inquinare le acque. Ma quando non era cominciato, questo show a cielo aperto, da Napoli a San Siro, dalla Champions alla Nations League, dentro quell’orizzonte s’avvertiva il pregiudizio. Proprio mentre dalla porta di servizio se ne stava andando la belle epoque – Insigne, Mertens, Fabian Ruiz e Koulibaly – e la nostalgia si stava impadronendo d’una città intera, il sospetto che Adl si fosse infilato in un gigantesco buco nero, una specie di viaggio di non ritorno, è divenuta la filastrocca dei pasdaran de noantri: ma (una parte di) Napoli a volte è fatta così, ama farsi del male da sola, deve giocherellare con il pessimismo cosmico, rimpiangere i sogni perduti, e Khvicha Kvaratskhelia, scovato in una terra di nessuno, «solo» dieci milioni di euro per inseguire un ipotetico «tiraggiro» delle ambizioni, nel suo piccolo s’è trasformato nel poster di un ridimensionamento. Fonte: CdS