Cannavaro: “Non sarà facile, ma vorrei essere più bravo che da giocatore…”

«Let’s start again», recita il claim con il quale il Benevento ha accolto Fabio Cannavaro. «Ripartiamo», questa la parola d’ordine per la squadra. Primo allenamento, partitella: la squadra che ha perso è finita sulla linea della porta ed è stata presa a pallonate dalla squadra che ha vinto. Questo il messaggio di Fabio: vincere sempre.
E il messaggio che vuole dare con il suo primo incarico da allenatore in Italia? «Alleno dal 2015 ma siccome sono stato fuori per tanti anni sembra che questa sia la mia prima esperienza. Dopo aver girato tanto ho capito che era arrivato il momento di tornare a casa».
Perché Benevento? «Facile: mi hanno dato tutto quello di cui avevo bisogno».
Ovvero? «Foggia mi ha colpito con la sua sincerità e la sua professionalità. È il mix di cose che permette a un allenatore di lavorare bene».
Ma non solo«Questo progetto mi è piaciuto subito e ci credo. Il direttore trasmette serenità come gliela trasmette il presidente. E poi mi hanno dato la possibilità di portare tutto lo staff e per me era importante».
Non è il primo campione del mondo che siede su questa panchina… «È vero e infatti ho già parlato con Pippo Inzaghi e non solo con lui. Ne approfitto per ringraziare tutti quelli che in questi giorni mi hanno mandato messaggi. Pippo mi ha parlato benissimo di Benevento. So che eguagliarlo (portò la squadra in A, ndr) non è facile ma lavoreremo sodo».
Obiettivi? «Non voglio parlarne però posso promettere che lavorerò sodo perché è l’unica cosa che so fare e che mi piace. Questo è un lavoro che mi sono scelto e spero che un giorno mi farò apprezzare più da allenatore che da calciatore. So che non è facile ma ci proverò. In questa serie B ci sono rose importanti e squadre che sono partite già forte. Però sono anche convinto che la nostra rosa abbia qualità. Il mio compito deve essere quello di ridurre la distanza dalle altre».
Cosa vuole portare dalle sue esperienze all’estero? «L’allegria e la spensieratezza. Perché il calcio è un gioco. Ma non solo».
Prego. «Voglio riportare la gente allo stadio. Sta a noi trascinarla di nuovo: vedere uno stadio semivuoto per un giocatore non è bello».
Si è già fatto un’idea della squadra? «Certi giocatori devono ritrovare la forma. Sono stato un difensore, ma da allenatore mi piace attaccare e giocare bene. Bisogna rischiare qualcosa in più e poi alzare il morale».
È finalmente arrivato ad allenare in Italia, ma il nostro calcio non sta vivendo un grande momento. «Purtroppo è vero, ma ora sta a noi. Prima era impensabile trovare giovani stranieri nei nostri settori giovanili. E poi basta con questa storia di seguire le mode. Prima era la Spagna, ora l’Inghilterra… Ma noi siamo l’Italia e abbiamo il nostro modo di giocare e guardare il calcio. Mi auguro che possa cambiare in fretta il trend. Non essere al Mondiale può passare inosservato, ma è un dramma sportivo: perché siamo l’Italia e dobbiamo capire che è il momento di cambiare qualcosa».
Il Mattino
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