Insigne è stato bello, bellissimo finché è durato È stata la favola del principe azzurro del gol di nome Ciro, del capitano napoletano e di un immenso Comandante della difesa che la gente amava più d’un centravanti. Che storia, la storia di Mertens, Insigne e Koulibaly: totem, simboli, giganti. E che bravi Ospina, il portiere che calciava come un centrocampista, e Fabian, uno che con il sinistro la metteva dove voleva. Applausi, inchino, chapeau. Sì: ma poi è venuto il momento dei saluti. I cuori infranti dell’estate napoletana, quelli di una contestazione dura e irriducibile, hanno ricominciato a battere con entusiasmo e gioia. Facciamo anche ritrovato amore dopo lo splendido avvio della squadra in Italia e in Europa. Amore viscerale per il Napoli di Kvaratskhelia, Kim, Raspadori, Simeone e compagnia: c’erano un georgiano e un coreano che poco più d’un mese fa si prestavano all’ironia della diffidenza, ma oggi Kvara e Minjae sono sempre in copertina. E mica soltanto a Napoli: le luci di San Siro, del Maradona e di Ibrox. Le luci della ribalta e un incubo trasformato in un sogno scudetto da uno straordinario Spalletti: il passato è glorioso, è sacro, ma da qualche settimana si parla soltanto di presente. Fonte: CdS