Il predestinato Raspadori da Coverciano: “Sono ambizioso e non mi pongo limiti”

Raspadori contro l'Inghilterra in cerca di gol nell'"amuleto" San Siro

La realtà in materia che ci circonda, suona come un esame impossibile “impianti sportivi”, quello che sta preparando per la sessione di ottobre Giacomo Raspadori, futuro dottore in Scienze Motorie. Ma il giovanottino bolognese è uno che non si perde d’animo: «anche se ammetto che questa estate mi sono fermato, cercando di capire il mio futuro. Ma adesso sto studiando anche qui a Coverciano». Raspadori infatti sta facendo le cose da grande, anche a Napoli, la sua nuova dimensione, nata proprio attraverso la Nazionale, in quel paradossale ribaltamento delle prospettive che ha costretto da subito Mancini a cercare di far maturare in azzurro i talenti ancora non sbocciati nel proprio club: «Se ripenso a Euro 2020, compreso il fatto di essere rimasto escluso dalle partite decisive ma non certo dal gruppo, penso sia stato fondamentale per la mia crescita». Gli sono rimasti quegli occhi grandi, puliti, dove dentro ci vede benissimo Luciano Spalletti, pronto a regalarci al volo la sua definizione di Raspadori: «Se Gullit era cervo uscito di foresta, lui è cerbiatto uscito da campo di quadrifoglio. È la risposta precisa alla domanda di Mancini dell’altro giorno: è l’attaccante italiano con tante qualità, che gioca come se fosse venuto col pallone nello zaino dei libri di scuola».  

Giacomo sta dunque vivendo con naturalezza il salto nel calcio delle grandi, lasciato il nido-Sassuolo: «Lì ho avuto la possibilità più importante per un ragazzo: quella di sbagliare. E restare in campo anche nei momenti meno brillanti. Così ho acquisito più sicurezza in me stesso, tanto da seguire la mia ambizione». È un concetto che ieri, in Aula Magna, Raspadori ha usato più volte: «È vero, sono molto ambizioso. Intendo dire, che non mi metto limiti, lavorando e concentrandomi in ciò in cui posso migliorare, senza esaltarsi nei trionfi o deprimersi nei momenti bui».  

Napoli da una parte, il mancato Mondiale dall’altra, in mezzo lui: «È un grandissimo cambiamento quello che sto vivendo. Sono arrivato in una squadra che è una famiglia, un gruppo di persone perbene, con un allenatore che mi ha fortemente voluto. Sono felice e deciso a ripagare la stima».

Mancini nei giorni scorsi ha spiegato quanto sia importante per Giacomo essere arrivato in un club impegnato in Champions: «Uno stimolo in più, un orgoglio, quelle parole, che mi obbligano ad alzare l’asticella. Il gol al debutto, a Glasgow, poi, è stato importantissimo».  
 
DOPPIO RUOLO. C’è il fatto che adesso in Nazionale si prospetta la possibilità di vederlo giocare in un attacco a due, accanto a Immobile. Raspadori ieri l’ha messa così: «Io nasco prima punta, mi sento più a mio agio accanto a un altro attaccante, dentro al campo e più vicino alla porta. Ma non mi è mai mancata la generosità e la duttilità tattica».  

RIPARTIRE. Se il Napoli gli ha regalato il primo posto in campionato, la Nazionale non è ancora ripartita dopo la mazzata della mancata qualificazione mondiale: «Dobbiamo rimetterci in gioco, sapendo che saranno mesi difficili. Per fortuna lo sport va avanti velocemente. Dopo qualche risultato negativo, venendo dal trionfo europeo, qualcosa si era spento. È dipeso da noi e tocca a noi riparare. Contro l’Inghilterra a San Siro cerchiamo una grande serata. Sarà una partita intensa, con qualche errore. Ripetere l’exploit che firmammo io e Scamacca contro il Milan? In un simile contesto è giusto sognare qualcosa di grande».

Fonte: CdS

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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