Spalletti, 90 minuti da fachiro: rigido e seduto sulle spine. Lui ed il Napoli hanno indossato l’elmetto,
Luciano, occhi al campo e dita rapide sul cellulare per inviare tutte le indicazioni al suo staff. Uno, due, dieci messaggi. Poi le telefonate e il contatto radio che per 90 minuti è stato costante. Una sorta di partita telecomandata che alla fine ha avuto l’epilogo più bello. Poi, l’urlo liberatorio. Ma Spalletti è un perfezionista, lo ha ammesso il suo vice Domenichini quando ha parlato dopo la partita. «Il mister era contento, ma se l’è presa con qualcuno per qualche errore di troppo». Insomma, bastone e carota, proprio in perfetto stile Spalletti. «È stata una partita difficile contro un ottimo Milan», ha spiegato Domenichini. «Nei primi 20 minuti non riuscivamo a far girare la palla, poi abbiamo iniziato a trovare degli sbocchi e la situazione è migliorata», In attacco c’è stata una staffetta Raspadori-Simeone: «Raspadori è più un giocatore da palleggio: viene incontro ed è bravo a smistare il pallone, il Cholito attacca di più la profondità e va a pressare». Tra le grandi novità della serata c’è stato anche l’ingresso di Zerbin che ha fatto un po’ di fatica a mettersi subito sulle tracce di Theo Hernandez. «Ha dimostrato di fare molto bene. Lo abbiamo preferito ad altri perché sa anche difendere e gioca a tutta fascia. Era quello di cui avevamo bisogno. Loro hanno giocato con tanti trequartisti e ci serviva il suo spunto. Ma siamo tranquilli perché anche gli sono ottimi giocatori e avranno la possibilità in futuro».
Il Mattino