Spalletti era bene consapevole che, quando De Laurentiis gli ha proposto di diventare l’allenatore del Napoli, il monte ingaggi sarebbe stato drasticamente ridotto da 110 milioni a 75. Una scelta necessaria, quindi, rinunciare ai vecchi senatori, sia per motivi anagrafici sia per puro bilancio. La pandemia è servita da lezione al Napoli: troppi soldi in fumo per troppo tempo hanno messo in pericolo la solidità economica della società. Spalletti conosceva i rischi, li ha accettati. Conosce ancora di più i pericoli del cambiare molti giocatori, per questo ha messo le mani avanti, per proteggere i nuovi che dovranno reagire ai primi scivoloni in una piazza come Napoli dove passi da idolo a reietto nel giro di pochi secondi. Ecco perché l’allenatore ha voluto creare una sorta di campana intorno alla sua squadra, lavorando prima sull’aspetto psicologico che tattico, senza nascondere i rimproveri ai suoi giocatori come ha fatto con Kvaratskhelia, che deve passare di più la palla. Aveva promesso che avrebbe fatto innamorare di nuovo i tifosi di questa squadra: missione compiuta, ma la fiducia non deve sfociare in presunzione. Intanto, però, i fischi estivi sono un lontano ricordo.
Fonte: Il Mattino