Al Milan lo scudetto l’ha vinto da calciatore, a Napoli da allenatore: Alberto Bigon, un ex speciale della sfida di domenica al Meazza. «Al Milan arrivai che avevo 23 anni e ho avuto la fortuna di incrociare dei grandissimi calciatori come Rivera, Cudicini, Schnellinger che erano i vecchi saggi del gruppo e dai quali ho imparato molto sia in campo che fuori: insegnamenti che poi ho potuto trasmettere io a più giovani quando ero l’anziano del Milan che vinse nel 1979 lo scudetto della stella, un ricordo indimenticabile. Nel Milan ho passato un’epoca, cominciando con Rivera e finendo con un giovanissimo Baresi, due bandiere del club rossonero».
Da calciatore ha giocato anche a Napoli, quali sono i suoi ricordi di quell’esperienza? «Era il Napoli di Sivori, Zoff, Altafini, Bianchi, Juliano, Barison, Montefusco, il Napoli più forte di quell’epoca, prima che arrivasse quello di Maradona. Avevo 19 anni e mezzo e fu una grandissima esperienza perché ebbi modo di stare in un gruppo di calciatori straordinari e perché c’era il grande entusiasmo dei tifosi. Però ero molto giovane e avevo bisogno di giocare, così d’intesa con la società venni impiegato solo nelle coppe e non in campionato: così mi fu possibile andare via a novembre alla Spal».
Da allenatore lo scudetto del 1990 vinto con il Napoli in volata sul Milan e le polemiche sponda rossonera che a distanza di tempo, con le dichiarazioni fatte l’anno scorso da Sacchi e Van Basten, sono ancora riemerse. «Quello scudetto per me resta qualcosa di straordinario perché rappresenta il 50 per cento dei titoli vinti nella storia dal Napoli, così come quello che conquistai con il Sion che in totale ha vinto due volte il campionato in Svizzera. Riuscimmo a restare con merito davanti al Milan che era una squadra fortissima e voglio sottolineare che la monetina di Bergamo è stata ininfluente perché per un calcolo matematico anche se ci avessero tolto un punto, se volessimo considerare quella partita finita in parità, alla fine ne avremmo avuto uno in più del Milan. E poi la regola era quella e noi non abbiamo approfittato di niente».
Un duello tra due squadre fortissime, Napoli e Milan viaggiarono a un ritmo impressionante in quel campionato. «Il Milan era una squadra fantastica e non solo per i tre olandesi Van Basten, Gullit e Rijkard, ma per tanti altri grandi calciatori come Baresi, Maldini e Costacurta. E il Napoli lo era altrettanto con campioni del calibro di Maradona e Careca e tanti altri giocatori italiani molto forti: Crippa, Francini, Renica, Fusi e Corradini. Il collettivo fu esaltato dai campioni che a loro volta vennero esaltati dal collettivo, una vittoria di squadra perché si vince sempre con la squadra».
E il duello scudetto Napoli-Milan è tornato: domenica lo scontro diretto al Meazza quanto potrà valere? «Saranno tutti incollati alla tv e non solo a Napoli e a Milano: sono le due squadre che stanno esprimendo il miglior calcio sia in campionato che in Champions League, ci sono tutti i presupposti per assistere a una grande partita. Per quanto riguarda l’importanza direi che sono passate solo sei giornate e sono ancora tutte lì, quindi a inizio stagione non può essere determinante per lo scudetto. Dico però che sia Napoli che Milan potranno giocarselo fino in fondo perché l’Inter ha già mostrato qualche scricchiolio, la Juve non è più quella di una volta e la Roma di Mourinho è forte ma è già andata incontro a qualche scivolone».
Che tipo di partita s’immagina? «Una gara aperta a qualsiasi risultato e tenendo presente la mentalità dei due allenatori si affronteranno due squadre che non rinnegheranno il loro tipo di calcio mostrando un tipo di gioco offensivo ma riuscendo a mantenere l’equilibrio: il Milan gioca con un terzino come Theo Hernandez che è un esterno alto e regge bene la fase difensiva perché i meccanismi sono ben oleati. Stessa cosa per il Napoli che schiera tanti elementi offensivi e difende benissimo con Anguissa che rappresenta in tal senso l’ago della bilancia perché copre bene tutte le zone del campo».
Parlava di grande mentalità di Milan e Napoli, quanto conta in tal senso la mano di Pioli e Spalletti?«Tantissimo, tutti e due stanno svolgendo un grandissimo lavoro e si sta vedendo anche in Champions, due squadre che ci stanno facendo divertire e il Napoli in Europa sta addirittura strabiliando. Il merito di Pioli sullo scudetto vinto l’anno scorso è stato enorme, è stato lui la vera arma in più per come è riuscito a gestire al meglio le risorse e ora può avere a disposizione anche qualche rinforzo in più. Spalletti a Napoli era partito alla grandissima e ha proposto un calcio brioso e spumeggiante riuscendo poi a condurre con serenità la barca in porto conquistando il terzo posto. Ed il Napoli è ripartito benissimo mostrando un gioco di squadra e nuove individualità importanti come Kvaratskhelia».
Quanto peseranno le assenze di Leao e Osimhen? «Due assenze pesanti: Leao è determinante per il Milan così come Osimhen lo è per il Napoli. Ma in attacco tutte e due le squadre hanno tante altre soluzioni di assoluto valore».
Milan-Napoli sarà anche la sfida tra due centrocampi stellari: chi è messo meglio? «Siamo lì, due centrocampi fortissimi, con Bennacer e Tonali da una parte e Aguissa, Lobotka e Zielinski dall’altra, che stanno facendo girare al meglio Milan e Napoli».
In Champions che cammino prevede per azzurri e rossoneri? «Bisogna fare un passo alla volta, dovranno confermare quanto di buono fatto in queste prime due giornate e ora come obiettivo è giusto pensare solo alla qualificazione agli ottavi».
Fonte: Il Mattino