Il commento di Antonio Giordano Sul CdS:
“Nella sottile – o anche perversa – psicologia di un allenatore può nascondersi serenamente anche la normalità d’un umanissimo padre di famiglia che, mentre l’acido lattico ghermisce i muscoli dei suo ragazzi, senza lasciarsi travolgere dall’ansia, decide di insistere ad oltranza sul più «fragile» della squadra, concedendogli fiducia, strappandogli l’ansia da dentro, lasciandogli avvertire la credibilità di cui gode e non semplicemente l’opportunità. I fantasmi sul «Maradona» si sono allungati ovunque, sommergendolo e, non sarà vero ma conviene crederci, certi tabù esistono: lo Spezia, sino all’82, ha provveduto a ricordare il recentissimo passato intriso di gocce di veleno, ha «terrorizzato» Mario Rui – salvato da Rrahmani – poi è rimasto umilmente nella propria metà campo, ha chiuso le imposte e pregiudicato l’umore di chi al «Maradona» non ci credeva più. La giornata di Giacomo Raspadori s’è sviluppata attraverso le ombre che un ventiduenne, con la pressione che si porta appresso, avverte come una zavorra: e il Napoli, che invece ha accusato gli effetti negativi della Champions (perché ce ne sono!), non è riuscito adeguatamente a sostenerlo. Lo ha fatto, però, Spalletti intrufolandosi nelle dinamiche della sfida, rivedendo il suo piano-A e ritoccandolo secondo le esigenze più immediate e resistendo a qualsiasi tentazione di rinunciare a Raspadori: fuori Politano e poi pure Kvara, tenendo per sé e per quel finale da evitare ai cardiopatici il cosiddetto anello debole del tridente, allargandolo rispetto al copione iniziale, e spingendolo però a credere in se stesso, assorbendo un pizzico di sano egoismo e rinunciando a quella generosità che lo stava portando a rientrare sulla trequarti per non far saltare gli equilibri. «Vai a giocare su, Raspa». Il destino non può essere ignorato, ha un ruolo nell’esistenza d’una partita e quando Giacomo Raspadori s’è accorto che Lozano ormai aveva puntato l’avversario sulla corsia opposta per abbellire un traversone, ha coperto il perimetro, se n’è stato a rimorchio di Gaetano per occupare lo spazio e dominare il secondo palo, e ha sognato che il pallone potesse passare tra decine di gambe. E’ rimasto lucido, ha interpretato perfettamente se stesso, l’ha girata nell’angolo ed ha sentito sfilare via ogni forma di psicosi, con l’aiuto del babbo calcistico che l’ha vinta con lui”.
Fonte: CdS