Zola ai microfoni de Il Mattino:
Quel ragazzo che inventa calcio, con i suoi dribbling eleganti e i suoi tiri fantastici, ha incantato anche lui, l’erede di Diego. «Intelligente, tecnicamente dotatissimo, non fa mai una giocata banale. Una fortuna che sia arrivato a Napoli». Di Kvaratskhelia questo dice Zola, che Maradona incoronò una domenica di febbraio del 91 a Pisa consegnandogli la numero 10. Magic Box, come lo soprannominarono gli innamorati tifosi del Chelsea, presenta la Champions 2022-2023, quella che sarà anche di Kvara e del Napoli che sfidano domani sera i vice campioni d’Europa al Maradona.
Che Coppa sarà?
«Si parte con il botto, grandi sfide già nel primo turno come quella tra Psg e Juve. Gironi belli e competitivi, penso ad esempio a quello in cui vi sono Liverpool, Napoli, Ajax e Rangers. Mi aspetto una grande Champions perché la qualità del gioco è cresciuta tantissimo».
La sua favorita?
«Da tre anni indico la stessa squadra: il City. Sono innamorato del gioco di Guardiola e devo dire che nella scorsa edizione loro erano arrivati a un passo dalla finale. La Champions sarà più che mai la priorità per Pep, può essere l’anno giusto con un bomber come Haaland in grado di spostare gli equilibri. Visto l’impatto in Premier, con 10 gol in sei partite?».
L’Italia sembra presentarsi al via con poche ambizioni, d’altra parte l’ultima Champions è stata vinta dodici anni fa dall’Inter del triplete e di Mourinho.
«Bisogna prendere atto della realtà e di un gap da colmare che è tecnico e fisico. Domenica scorsa ho visto due partite, Spezia-Bologna di serie A e Brighton-Leicester di Premier. Stesso livello di classifica, ma è oggettivamente emersa un’enorme differenza in campo. La situazione è chiara anche se col cuore mi auguro che le italiane possano fare bella figura in questa Champions. L’Inter ha un ottimo organico, la Juve punta sull’esperienza, il Milan e il Napoli hanno la spinta dell’entusiasmo dei loro giovani. Non dimentichiamo che bisognerà verificare, sui campionati e sulle coppe, l’effetto della lunga sosta per i Mondiali. Il calcio è imprevedibile e stavolta rischia di esserlo ancora di più».
Perché siamo così indietro?
«Credo che la Nazionale non si sia qualificata ai Mondiali anche perché penalizzata da alcuni episodi. Certo, quel negativo risultato resta l’effetto di una situazione. Il successo di un anno fa all’Europeo è stato meritato, non fu fuoco di paglia. La differenza è generale, non soltanto tecnica. I diritti televisivi della Premier ammontano a tre miliardi di euro, quelli della serie A a uno. E con una simile distanza economica è chiaro che sul mercato difficilmente puoi aggiudicarti le prime scelte. Bisogna giocare d’anticipo, come ha fatto il Napoli con Kvaratskhelia ad esempio. L’altro giorno giocavo a golf con il presidente del Southampton e mi diceva che era rimasto colpito dalle perdite che hanno i più importanti club italiani: centinaia e centinaia di milioni, come si può andare avanti? Bisogna percorrere un’altra strada, creando in casa i giocatori forti con l’aiuto di bravi tecnici esperti di settori giovanili».
Il Napoli ha puntato su giovani italiani (Raspadori) e stranieri (Kvaratskhelia). E ora c’è la Champions.
«Mi piace questa capacità di rinnovarsi della società. Sono partiti calciatori che hanno avuto un ruolo importante nella storia della squadra negli ultimi anni e ne sono arrivati altri che si sono messi subito in mostra. E adesso c’è una partita che potrà esaltare questi ragazzi».
Quanto sarà duro l’impatto con i vice campioni d’Europa?
«Una fortuna per il Napoli affrontare il Liverpool in questa fase della stagione. L’ho seguito in Premier, non sta esprimendo tutto il suo valore e ha fatto fatica anche sabato scorso nel derby con l’Everton. Il Napoli ha una grande opportunità se gioca con l’arma giusta».
E quale é?
«Il ritmo: in una partita contro il Liverpool è completamente differente rispetto a quello del campionato. Ritmo altissimo, organizzazione e aggressività per ottenere un risultato di prestigio. Sono fiducioso, il Napoli se la gioca perché ha buoni valori tecnici. Speriamo che ci sia Osimhen: le sue assenze per i vari infortuni hanno pesato nella scorsa stagione. E poi c’è quel ragazzo, Kvaratskhelia. Il Napoli può esaltare questo girone e fare in modo che non vi siano risultati scontati».
Spalletti chiede pazienza dopo il rinnovamento.
«E fa bene perché il calcio ha i suoi tempi. Luciano ha grande qualità e gestisce con capacità il gruppo, tuttavia dal mio Napoli mi sarei aspettato qualcosa in più nella scorsa stagione. Sono mancati punti importanti nel finale, in particolare contro le piccole, e ciò ha pregiudicato la possibilità di giocarsela per lo scudetto. Mi auguro che il finale sia tutt’altro stavolta».
Estate del 95, al terzo anno di Parma incontra il 36enne allenatore Ancelotti: avrebbe mai immaginato che quell’uomo sarebbe diventato il tecnico più vincente al mondo?
«Nessuno allora poteva prevedere una carriera così straordinaria, quella che nella scorsa primavera ha portato Carlo a vincere Champions e Liga con il Real Madrid. E se è arrivato a certi livelli non è stato soltanto per le sue qualità umane e tecniche: fondamentale l’elasticità mentale, che gli ha consentito di adattarsi alle situazioni e di modellarle. Tutto ciò che ha vinto, e che vincerà, Ancelotti lo merita».
Fonte: Il Mattino