Nel corso della trasmissione di Radio Kiss Kiss “La città nel pallone”, condotto da Valter De Maggio, è intervenuto il d.s. del Napoli Cristiano Giuntoli. «Il presidente, Chiavelli, tutto il nostro staff dividono con me i meriti di quello che si fa. Abbiamo fatto un lavoro lungo e importante e il grande applauso va a tutti. Il rinnovamento era già stato fatto dopo il 2019, erano rimasti in 4 su 26, poi abbiamo perso la Champions e l’anno scorso l’abbiamo centrata. Abbiamo cercato di ripartire con un progetto che potesse dare continuità anche in senso economico per essere più sereni anche nei ragionamenti. Un tifoso napoletano dovrebbe essere orgoglioso di quello che sta facendo la famiglia De Laurentiis, hanno dimostrato grande capacità imprenditoriale».
Come si scopre un Kvaratskhelia? «Arrivano tante segnalazioni che valutiamo, poi negli anni c’è sempre stato un interessamento. In passato chiedevano troppo, abbiamo aspettato il momento giusto, lo scoppiare della guerra, purtroppo, che ci ha permesso di avere un canale meno costoso e siamo riusciti a portarlo a casa».
Ci vuole tempo quando si procede ad un rinnovamento? «C’è bisogno di tempo per essere competitivi, il mister deve conoscere bene i calciatori, ci vuole un po’ di pazienza».
Questo è il Napoli di Giuntoli. Sente sua questa squadra? Dove può arrivare? «Non è il Napoli di Giuntoli, ma di De Laurentiis, di Spalletti, di Giuntoli e di chi lavora con noi. Scremare una rosa e trovare i giocatori giusti è difficile, il populino può non riconoscerti delle cose ma a noi non interessa, ci interessa che è competitivo come gli altri Napoli. Ogni calciatore ha una sua storia, non potete sapere cosa c’è dietro ognuno di loro, le richieste, i rinnovi, altrimenti Marotta, che aveva Bonucci, Nedved e altri quindici anni con loro era la Juve di Moggi? Non sarebbe corretto».
Fonte: ilnapolista.it