Il Napoli si ritrova. Dopo i due passaggi a vuoto con Fiorentina e Lecce gli azzurri sanno alzare la testa con una vittoria di carattere: vanno sotto sul campo della Lazio e con pazienza e qualità si prendono i tre punti. Sarri resta ancora a secco contro la sua ex squadra da quando è diventato allenatore dei biancocelesti, mentre gongola Spalletti che ritorna al 4-3-3 e ai sui fedelissimi. Le scelte pagano anche se il Napoli ci mette un po’ a svegliarsi. Kim giganteggia, nella sua area di rigore e in quella avversaria, mentre Kvara si conferma cecchino quasi infallibile. E può sorridere anche Osimhen che non segna ma nella ripresa fa la differenza. Decisivo l’ingresso di Politano che letteralmente apra in due la difesa della Lazio con strappi e accelerazioni da fuoriclasse.
Il manuale del bravo portiere parla chiaro: può arrivare anche un solo tiro a partita e bisogna farsi trovare pronti. Lo sa bene il numero 1 del Napoli che nel primo tempo non può nulla sulla conclusione angolata di Zaccagni, ma nella ripresa si supera andando a pizzicare con la punta delle dita il colpo di testa di Felipe Anderson.
Il senso dell’anticipo è il suo pane quotidiano. Quando capisce che c’è il margine per andare a borseggiare un pallone sanguinoso agli avversari, si butta dentro senza pensarci nemmeno una frazione di secondo. Bravo in fase di spinta, aiuta molto Politano soprattutto nel secondo tempo.
L’aiuto regista. Quando Lobotka è pressato o marcato troppo stretto si inventa lui nuovo play. I piedi non sono gli stessi dello slovacco, ma l’impegno è fuori discussione. Partita dopo partita migliora l’intesa con Kim e tiene alta la linea quando c’è da andare a recuperare il pallone nella metà campo avversaria.
In una squadra tutto sommato giovane spicca la sua personalità. Si prende responsabilità in fase di palleggio e attacca sempre alto. Poi appena il Napoli calcia un angolo direttamente in area prende l’ascensore e concede il bis dopo il gol all’esordio al Maradona contro il Monza.
Bentornato professore. Dopo il turno di riposo contro il Lecce, il portoghese si riprende il suo posto sulla corsia di sinistra e rimette in ordine le cose. L’intesa con Kvara migliora partita dopo partita. Si cercano, e molto spesso si trovano pure. Ingaggia un bel duello con Felipe Anderson e Lazzari che provano a sfrecciare da quelle parti.
Piedi raffinati e una testa grande come un pallone. In quella testa le rotelle girano veloci, anzi velocissime. Ecco spiegato il segreto dell’assist confezionato per il raddoppio di Kvara: si prende il tempo e lo spazio per studiare la posizione del compagno e servirlo con il pallone migliore.
Che mondo sarebbe senza Lobotka? La domanda deve essere un mantra per il Napoli. Perché lo slovacco non è solo il cervello, ma anche il cuore e il polmone della squadra. Dopo 20 minuti si è già perso il conto dei palloni giocati. Non ha paura di dribblare a metà campo, di verticalizzare e di puntare la porta.
La cosa migliore della sua partita è il calcio d’angolo indirizzato sulla testona di Kim. Nel primo tempo è spesso timido e fa un po’ fatica a dare una mano ai compagni per costruire l’azione. Nel secondo, poi, sfiora il gol con un colpo di testa da posizione molto ravvicinata e serve un bellissimo asist a Kvara.
La sua partita dura un tempo. Poi è costretto ad uscire per una capocciata sulla testa di Marusic. Fino a quel momento non si era distinto per nulla di particolarmente utile alla causa. Un paio di cross fuori misura e un appoggio facile facile per Kvara che però sbaglia in maniera abbastanza evidente.
Due tempi, due misure. Nel primo soffre il palleggio lento del Napoli e finisce per rimanere prigioniero dei suoi carcerieri. Nella ripresa, invece, si libera dalla marcatura, sfreccia a tutto campo, colpisce un palo ed è costantemente nel vivo dell’azione. Certo, gli manca il gol: e per lui è sempre una cosa triste.
Il palo della porta di Provedel sta ancora tremando. Il georgiano lo centra in pieno dopo essersi liberato con una piroetta alla Paganini. È il tappo che vola via dalla bottiglia di champagne a capodanno, perché da quel momento inizia la festa. Toglie il freno a mano e nella ripresa diventa mattatore: con tanto di gol.
Pronti, via. Si presenta a inizio ripresa con un’accelerazione alla Jacobs, salta due avversari nell’allungo e confeziona un assist delizioso che Kvara spreca. Insomma, si fa notare molto bene e non solo per le scarpette verde evidenziatore che porta ai piedi. Con lui il tridente del Napoli ha un altro piglio.
Ritorna a giocare in uno dei suoi ruoli preferiti: da trequartista. La cosa gli piace e si vede subito. Cerca continuamente il pallone e lo scambio stretto con i compagni. Certo, a volte potrebbe essere più lucido e meno frettoloso nelle scelte, ma si impegna a tutto campo dando sempre il massimo su ogni pallone.
Spalletti gli chiede di cambiare e lui cambia. Non più sottopunta, ma esterno. Si va a mettere nella stessa posizione di campo che era stata occupata da Kvara e prova a dare subito prova delle sue capacità. Un paio di buoni spunti e soprattutto grande generosità in fase di non possesso. Si conferma jolly tuttofare.
La mossa di Spalletti nel convulso finale per aggiungere muscoli in mezzo al campo. Non è che debba poi fare chissà cosa perché praticamente da quando entra lui non si gioca più e il Napoli tiene alla larga i pericoli. Il suo impatto potrà essere importante nell’arco di una stagione lunga e ricca di impegni.
Dentro in pieno recupero. Praticamente non tocca mai il pallone, ma aiuta la squadra a guadagnare secondi preziosi nell’ottica di una vittoria pesantissima in chiave classifica. Arriverà anche il suo momento, ma per adesso Mario Rui è insostituibile lì sulla fascia sinistra.