Lazio e Napoli la settimana prossima debutteranno nelle coppe europee, i biancocelesti contro il Feyenoord mentre i partenopei in casa contro il Liverpool.
Lazio-Napoli resta da anni una delle partite più belle e ricche di gol dell’intera serie A e anche ieri alla vigilia si preannunciava come una sfida spettacolare. Entrambe le formazioni erano reduci da due deludenti pareggi, i biancocelesti raggiunti dalla Sampdoria all’ultimo istante, mentre i partenopei in casa contro il neopromosso Lecce (CLICCA QUI PER A MENTE FREDDA NAPOLI-LECCE). Alla fine, dopo il vantaggio dei padroni di casa firmato da Zaccagni, sono stati i due neoacquisti Kim e Kvartashelia a ribaltare il match.
Ecco, di seguito, i principali spunti del match:
- I 7 minuti: dispiace tantissimo per l’infortunio di Lozano (in bocca al lupo al messicano) ma va detto che con l’ingresso di Politano è davvero un altro Napoli, in grado di produrre nei primi sette minuti della ripresa una marea di occasioni, indirizzando una partita che comunque era già girata. Bravissimo Matteo anche nel finale di match nel tenere la palla e guadagnarsi dopo oltre trenta secondi di possesso una punizione d’oro che ha permesso di non correre più rischi. Roba che porterebbe qualunque allenatore a dirgli “I LOVE YOU” ma si vede che tra lui e Lucio questo amore non è mai sbocciato.
- La Champions: anche ieri sera contro la Lazio i partenopei hanno colpito tre legni, di cui uno per fortuna sul gol di Kim che non fa pagare dazio. Aggiornando le statistiche siamo a quattro legni in cinque giornate, percentuali che ad ogni stagione da quattro anni ormai crescono collocandoci al primo posto del ranking dei primi cinque campionati d’Europa in tale “disciplina“. A questo aggiungiamo che con l’infortunio di Lozano siamo al quarto scontro di testa negli ultimi dodici mesi tra giocatori e in tutte e quattro le circostanze ci ha rimesso sempre quello partenopeo (Osimhen a Milano, Fabian col Barcellona, Di Lorenzo a Bologna e infine ieri). Ai tifosi consiglierei che più di ironizzare sullo “scudetto del bilancio” dovrebbero concentrarsi sulla “Champions della buonastella“.
- La nuova chiave: abbiamo detto più volte che il Napoli spesso lo scorso anno ha prevalentemente alternato a centrocampo Ruiz, Lobotka e Anguissa. Soprattutto coi primi due in campo c’era un’ambivalenza nella copertura e nella costruzione della manovra offensiva (lento lo spagnolo ma, sfatiamo un mito, si sapeva anche far valere nella protezione della difesa) con Mertens bravo quando in campo ad innescare la miccia per gli attaccanti. Da questa stagione la vera chiave è avere Zielinski a tutto campo, ovvero in grado di sfruttare quegli spazi lasciati liberi a seguito della marcatura asfissiante sullo slovacco. Non è un caso che l’unico match dove i campani hanno davvero fatto male è stato contro il Lecce perchè mancavano entrambi. E non è un caso che a Firenze le palle importanti passavano quasi tutte dai piedi di Pietro. Oggi, come ribadito da inizio stagione, il polacco si è preso il palcoscenico e sembra (seppur con delle pause) anche molto meno fumoso rispetto agli anni scorsi. Vediamo se riuscirà a sfatare anche l’ultima etichetta appiccicatagli: la discontinuità.
- Il vero obiettivo: l’ambiente di Napoli ha sempre avuto la caratteristica di abbattersi troppo o di esaltarsi all’inverosimile a seconda del momento. Eravamo una squadraccia per alcuni dopo il pareggio contro il Lecce, siamo diventati la favorita per lo scudetto dopo la vittoria contro la Lazio di ieri sera per altri. Proviamo però a fare un rapido ragionamento: la squadra sia tre che due anni fa ha mancato la qualificazione in Champions e ha chiuso in forte negativo i due bilanci societari (complice anche la pandemia) collegati. So che i “ragionieri” non vanno troppo di moda a Napoli in questo periodo ma i due aspetti (economico e sportivo) viaggiano di pari passo OBBLIGATORIAMENTE. Si era arrivati a conti insostenibili per la società e continuando in quella direzione in termini di ingaggi al primo anno di fallimento sportivo si rischiava di ridurre ulteriormente la competitività sportiva di lungo termine. Possiamo sognare lo scudetto (è assolutamente lecito per i tifosi) ma è fondamentale non buttarsi giù nei momenti difficili, ricordandoci che raggiungere il quarto posto oltre a portare nuova linfa economica favorirebbe l’innesto di nuovi interessanti calciatori per la prossima stagione. Anche perchè un pò tutti sanno che, con ogni probabilità, questa sarà l’ultima stagione con la maglia partenopea di Osimhen e un Napoli in Champions attirerebbe più facilmente un sostituto di valore. Lasciamo lavorare in pace Giuntoli (il ragazzo sembra saperci fare) ma dobbiamo comprendere che in alcuni casi non basta avere competenza e disponibilità economica, ma conta anche il palcoscenico europeo per ingolosire un calciatore forte. Ecco perche ai sogni personalmente preferisco le solide realtà…
Articolo a cura di Marco Lepore