Il preparatore dell’ex De Zerbi: “Stress da gioco. Curare il fisico e anche la mente»

Il preparatore atletico Michele Cavalli parla ai microfoni del CdS

Per vent’anni ha fatto il professore di matematica, anche al liceo scientifico Leonardo di Brescia, coltivando la sua passione per il calcio che poi è diventato un lavoro nei settori giovanili di Lumezzane , Milan e Juventus . Numeri e pallone insieme. Da quattro stagioni Michele Cavalli è entrato nello staff di Roberto De Zerbi: a lui abbiamo chiesto come le squadre impegnate nelle coppe europee possono “sopravvivere” a un inizio tanto congestionato.

 

Cavalli, come si gestiscono così tante partite ravvicinate? « È complicato anche se arrivano in un momento in cui i giocatori non sono affaticati mentalmente e fisicamente. Nei prossimi due mesi prevedo un notevole stress perché scendere in campo ogni 3-4 giorni impedisce di recuperare completamente. E non parlo solo di recupero fisico, ma soprattutto di quello mentale, cognitivo ed emotivo».

Ci spieghi meglio. « La parte emotiva è decisiva per tenere un certo livello di performance. Bisogna parlare ancora di più con i calciatori, capire i loro bisogni, dentro e fuori dal campo. Non sono macchine vanno a mille ogni 72 ore».

Parola d’ordine: massima cura. « Serve che l’allenamento sia modulato in maniera differente a seconda dei singoli perché individuare i bisogni di ognuno dà indubbi vantaggi . A livello di squadra è giusto parlare di un recupero attivo con sollecitazioni, non dico il giorno dopo la gara, ma già 36 ore dopo, che riprend a no gli stimoli del match successivo. Quando c’è una settimana di lavoro a disposizione puoi dare più tempo, ma in questo inizio di stagione…».

Tanti tecnici stanno usando un massiccio turn over. « È necessario perché le prestazioni dei singoli e della squadra arrivano solo se si è al 100%. Non a caso Milan, Juve, City, Liverpool e Psg, tanto per citare alcuni esempi, hanno rose più numerose rispetto al passato».

Chi ha cambiato poco sarà avvantaggiato? «Sì. Le prime otto della scorsa stagione hanno tenuto lo stesso allenatore e in alcuni casi hanno inserito a luglio i nuovi acquisti. Avere un impianto rodato e lavorare in un certo modo già in ritiro era fondamentale visto che ora il poco tempo tra una match e l’altro non sarà sufficiente per metabolizzare volontà e input del tecnico».

Ha notato che i giovani stanno trovando più spazio? «Recuperano più in fretta e avvertono meno l’usura delle stagioni passate. Bisogna avere il coraggio di puntare su di loro».

Come cambia la gestione degli infortunati? «Il ritorno in campo non deve essere condizionato dagli impegni ravvicinati: anticipare un rientro è controproducente».

L’alimentazione? Il riposo? «Sono fondamentali. Bisogna curarli al massimo per recuperare bene quando si gioca ogni 7 giorni. Figuratevi ogni 3…».

Chi non andrà al Mondiale, dovrà fare un’altra preparazione? «I giocatori andranno tenuti in forma, ma sarà difficile . Ogni staff dovrà modulare i carichi e pensare a momenti agonistici organizzando partite e tornei ».

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Fonte: Andrea Ramazzotti CdS

 

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