Sembrava alla portata del Napoli la partita di ieri sera al Maradona contro un Lecce che, invece, ha sfoderato una grinta ed una compattezza che hanno messo in difficoltà la squadra di Spalletti. E forse gran parte della responsabilità è proprio dell’allenatore azzurro, che ha deciso di schierare dal primo minuto una formazione completamente rivoluzionata, come sottolinea anche Il Mattino. Non è felice, non può esserlo. Questa è la prima, vera, frenatina della stagione. Per Luciano Spalletti con il Lecce era la serata per provare ad allungare e invece niente. Secondo le vecchi abitudini di sempre: buttare i punti contro le piccole. Quei punti che tanto, prima o poi, si rimpiangeranno. Troppo avaro di sé, il Napoli, ha giocato a strappi, spargendo illusioni, riempendo l’area di giocatori e non di palle-gol. «Troppi sei cambi? – dice arrivando subito al nodo della faccenda – Faccio i cambi perché sono tutti dello stesso valore, non possono giocare tutti quando ci sono solo due giorni per recuperare. Però è vero che ci siamo allungati troppe volte nel primo tempo, e allora ho tentato di recuperare il gruppo che adesso è più squadra. E infatti il Napoli ha fatto un buon secondo tempo». Sorride amaro, sa bene che questo punto brucia. Anche perché è un pari inaspettato. Gli azzurri deludono di brutto, a cominciare dalla sorpresa nello schieramento iniziale. Racconta: «Di palle importanti per far gol ne abbiamo avute, loro erano tutti in difesa, gli spazi erano pochi per trovare l’incornata vincente». Difende le scelte dell’inizio: «Dovevo vederli all’opera, ero certo che questa era la partita corretta per vederli, poi è chiaro la palla ha girato lenta, il rigore era evitabile. Poi nel secondo tempo la partita l’abbiamo fatta senza trovare gli spazi per poterli far male». Un pareggio amaro. «Bisogna giocare con più pulizia, avere più qualità nel gioco. Bisogna cominciare meglio l’azione ma poi noi la partita l’abbiamo fatta. Dovevamo avere di più dai centrali, da loro non abbiamo mai avuto quel passaggio che ti permette di azionare certi meccanismi. Nel primo tempo l’azione moriva per strada, perché nella fase di costruzione non eravamo rapidi per andare ad acchiappare l’uomo libero, toccavamo la palla sempre una volta in più». Non fa le pagelle, evita i giudizi, è la cosa giusta da fare e lui la fa. «Dovevo dare minutaggio a tutti. Non posso giocare sempre con gli stessi». La voce è delusa, Lucianone certe amarezze non riesce a nasconderle. «A calciare abbiamo calciato, può succedere in certe partite che le cose non funzionano. Tanti cross fatti, in alcuni momenti potevamo riempire meglio l’area. Cosa è mancato? La velocità della giocata e in quel caso diventi prevedibile. Volevamo entrare in area con una trama a terra, cercando una imbucata di qualità. Ma non abbiamo fatto né l’uno né l’altra cosa. Purtroppo non ci siamo fatti trovare pronti nelle occasioni improvvise e rapide che ci sono capitate». Glissa sul mercato: «Le cose che dovevamo fare le abbiamo fatte, non mi aspetto nulla oggi. Quello che cerco è una maggiore intesa della squadra ed essere migliori nei novanta minuti di gioco». E infine su Meret: «Lo vedo tranquillo sempre, ha un equilibrio di persone unico, lo puoi mettere in qualsiasi contesto: con il Lecce ha fatto un grande intervento su rigore. Sapevamo che avevamo un grande portiere». Un modo per mettere la parola fine alle tante voci di mercato. Ma tanto oggi alle 20 si chiude tutto.