Con la trasferta di Verona inizia ufficialmente la stagione sportiva 2022/23 per il Napoli e, con essa, ritorna la nostra rubrica “A mente fredda”.
Ferragosto infuocato in quel di Verona per il nuovo Napoli di Luciano Spalletti, chiamato subito a scrollarsi di dosso tutto il pessimismo estivo nato da un mercato davvero sanguinoso. E così ieri pomeriggio allo stadio “Bentegodi” scaligeri e partenopei si sono affrontati per la 1° giornata del nuovo campionato di serie A. Dopo il vantaggio iniziale dei veneti c’è stata una reazione degli azzurri che hanno ribaltato il risultato, stesso atteggiamento avuto anche nella ripresa dopo il temporaneo 2-2 siglato da Henry. Alla fine è stato un nettissimo 5-2 per il Napoli, che placa la furia dei contestatori “a prescindere” del presidente.
Ecco, di seguito, i principali spunti del match:
- L’esordio da copertina: come sempre a Napoli ad ogni arrivo c’è sempre qualcuno pronto a giudicare e a bocciare (o a promuovere) senza aspettare che sia il campo a parlare. Pochi, pochissimi conoscevano davvero il giovane georgiano Kvaratskhelia e, dopo un precampionato incoraggiante, possiamo dire che ieri a Verona è sbocciata una stellina. E se Lucio dice che può fare molto meglio dobbiamo per forza fidarci…
- I gioiellini: forse è vero che il Napoli ha affrontato il Verona in un momento di confusione tattica e tecnica degli scaligeni e che siamo ancora in una fase “estiva” della stagione per giudicare, ma non possiamo non estasiarci per almeno due dei cinque gol partenopei. Quello di Zielinski (BENTORNATO PIETRO) nasce da una cavalcata di sessanta metri del polacco e da una “follia” nel senso romantico della parola di Kvaratskhelia. Anche la quinta rete ad opera di Politano (che riparte da dove aveva finito lo scorso anno) è frutto di una serie di giochetti e scambi di grande qualità. Perché, come ha dichiarato Spalletti, chi ha voglia di restare a Napoli ad ogni gara deve puntare alla vittoria.
- L’antidivo: c’è un calciatore che in Italia è stato prima bistrattato dai tifosi e dal suo ex allenatore e che ora, nonostante da due anni sia il miglior playmaker del campionato, la stampa nazionale snobba. Si esaltano “elefanti da cimitero” tornati a peso d’oro in serie A e infortunatisi prima di iniziare la stagione, mentre Lobotka continua a fare faville ad ogni partita. E se lo slovacco, che sembra avere una calamita tra i piedi, comincia anche a segnare saranno dolori per tutti. Intanto dovremmo continuare un po’ tutti a chiedergli scusa. Inizio io…
- La panchina corta: a Verona è andata benissimo con una squadra che ha dimostrato tanta cattiveria e capacità di reazione nelle due occasioni in cui ha subito il gol. Però, in parte anche per le assenze di Simeone e Gaetano, c’era poca qualità da pescare in panchina nel caso ci fosse stata la necessità di dover dare una scossa al match. Se l’anno scorso la prima alternativa era spesso Mertens, oggi con tutto il rispetto non può essere Elmas. La forza e la competitività di una squadra, come ripeto da tempo, si vede quando puoi fare facilmente cinque cambi di qualità a partita in corso e ieri non è andata così. Servono senza se e senza ma un centrocampista “fisico” (se Ruiz andrà via) e un trequartista che aumenti la qualità di manovra. Sul portiere non mi pronuncio più dopo le numerose offese giunte al sottoscritto per aver semplicemente raccontato quello che non piace ai tifosi: Navas non è un obiettivo del club.
- La nuova idea: se c’è una qualità che ha il buon Spalletti (anche lui contestato da quattro cinque “gentiluomini”) è quella di non piangersi mai addosso e saper valorizzare al massimo la rosa messa a disposizione. Una volta persa l’ossatura della retroguardia (Ospina e Koulibaly) ha avuto ben chiaro che difficilmente quest’anno il Napoli si confermerà miglior difesa del campionato. Così il tecnico di Certaldo ha preferito lavorare sin dai primi giorni di ritiro sulla proposta offensiva, puntando sull’imprevedibilità nelle giocate dei suoi ragazzi. Serve tempo ai nuovi (a mio avviso tutti innesti di buon livello) per ambientarsi e le difficoltà non saranno poche, ma chi ha sperato in una debacle della squadra per punire il presidente oggi forse dovrebbe almeno fermarsi a riflettere…
Articolo a cura di Marco Lepore