L’editoriale di F. De Luca su Il Mattino:
“Spalletti sa cosa serve per fare innamorare nuovamente i tifosi del Napoli. Vi è riuscito già lo scorso anno,
E allora la speranza di battersi per lo scudetto era ancora una volta naufragata in quei 270 minuti e fu un duro colpo per la tifoseria che aveva sognato – incoraggiata dai risultati – di giocarsela fino alla fine con Milan e Inter.
Sul Napoli vi è una cappa di pessimismo dopo le partenze di quattro big (Ospina, Koulibaly, Insigne e Mertens) in attesa della probabile cessione di Fabian al Psg. Eppure, De Laurentiis non è stato fermo. Se si fa il calcolo dei milioni spesi per il riscatto di Anguissa e i rinforzi, si arriva a una settantina di milioni. È stato preso un solo svincolato, il 35enne Sirigu, che a Verona vedrà la partita dalla panchina perché Spalletti è orientato a schierare Meret. Il balletto sul portiere ha evidenziato poca lucidità da parte del club. Sirigu si poteva tesserare due mesi fa, in attesa di definire l’arrivo (in prestito) di un suo collega più titolato e più pagato. Meret è stato sfiduciato e vuole cambiare aria, eppure è ancora qui, titolare nei primi 90′ di un campionato complesso per tutti, non solo per il Napoli che ha profondamente rinnovato la sua struttura: l’interruzione per il Mondiale lunga quasi due mesi quali effetti provocherà?
Il campo è il giudice supremo per stabilire quanto peseranno le partenze e quanto saranno stati azzeccati gli acquisti. È molto piaciuto nel precampionato Kvaratskhelia, gli altri stranieri sono da verificare mentre una certezza è Simeone, che in Italia ha segnato 70 gol, tre dei quali misero fine al sogno scudetto del Napoli di Sarri quattro anni fa. Il Cholito non sarà oggi a Verona, per sfidare la squadra che ha lasciato tre giorni fa, perché deve ritrovare la migliore condizione. Arriva come vice di Osimhen, da capire se Spalletti può farli coesistere. Si parte con il 4-3-3, variabile con il passaggio al 4-2-3-1 se si conclude l’affare Raspadori. Il Sassuolo tira sempre più la corda, De Laurentiis e il suo allenatore non vorrebbero spezzarla perché sanno quanto questo talento vale e quali margini di crescita ha. Proprio a Osimhen – l’unico big che è rimasto al proprio posto – è affidato il compito di diventare il trascinatore della squadra, dopo due annate in cui è stato condizionato dagli infortuni. La leadership si costruisce nel tempo, come è accaduto con Koulibaly e Mertens. Quel tempo (e quella pazienza) che Spalletti chiede per fare inserire i nuovi calciatori e crescere il Napoli 22-23.
Il tecnico non ha parlato di scudetto – al contrario di quanto fece il suo presidente a fine maggio – e ha dichiarato che sarà lotta dura per il posto in Champions, allargando la contesa a Lazio e Roma. Opportuna la sua rinuncia all’enfasi che aveva accompagnato il cammino degli azzurri fino alle tre partite di aprile in cui fu conquistato un solo punto. Ciò che colpisce di più del nuovo Napoli, in attesa di vederlo in campo, è il tono delle dichiarazioni di chi faceva parte di questo gruppo, a cominciare da capitan Di Lorenzo, e di chi vi è appena entrato. Si colgono entusiasmo e determinazione, oltre alla convinzione di poter raggiungere gli stessi obiettivi di un anno fa. Nessuno che si sia lamentato per quelle partenze, peraltro dovute a un’aspirazione di guadagni maggiori. L’orgoglio è la molla che deve scattare subito, nella prima trasferta a Verona, perché poi verranno quelle più dure sui campi di Fiorentina e Lazio. I risultati, come accadde un anno fa, possono riaprire il canale con i tifosi che hanno vissuto come un tormento l’epilogo delle ultime due stagioni. Poche migliaia di abbonamenti venduti, dato che stride ad esempio con i 18mila del Genoa retrocesso in serie B. Ma i napoletani non saranno mai avversari del Napoli: gli azzurri ne incroceranno già tanti, e agguerriti, nel campionato più pazzo della storia”.
F. De Luca (Il Mattino)