Il ragazzo che sognava a occhi aperti ora è un uomo che incolla i ricordi di quell’adolescenza meravigliosa e scopre d’essere improvvisamente avvolto da un dolore fisico: «Garella è stato un mito della mia infanzia e di una generazione di napoletani. Io ero a bordo campo a quel tempo, vivevo da vicino quell’impresa meravigliosa. E’ un colpo duro dal punto di vista umano e affettivo. Con la sua scomparsa se ne va un pezzo di Storia, con la maiuscola, di una squadra e di un giocatore. Vincere due scudetti, con il Verona e poi con il Napoli, ha qualcosa di speciale, di straordinario e persino di irripetibile». C’è un Pallone d’ Oro che ondeggia tra i flutti d’un calcio (ancora) inesplorabile però la full immersion nel mare magnum del football si trasforma una traversata carezzevole se affrontata lasciandosi guidare da Fabio Cannavaro che, sulle proprie mappe e nella propria stiva, ci ha messo (da calciatore) scudetti, Coppe, Supercoppe, Europei Under 21, Mondiali e palloni d’oro, un ben di Dio poi arricchito (da allenatore) con i trionfi in Cina.
La rivoluzione l’ha fatta il Napoli. «Mi pare non l’abbia ancora completata, perché leggo di portieri in arrivo e di attaccanti da acquistare. Sento il malumore della città, è figlio del sentimento provato nei confronti di Insigne, di Mertens e di Koulibaly. E penso che il problema più grosso sia trovare l’erede di Koulibaly. Kim, che mi piace molto, mi sarebbe piaciuto vederlo al fianco del K2. Resto comunque affascinato dal suo arrivo e sono impaziente di vedere quale impatto avrà. Kim mi incuriosisce tanto. E se poi arriva Raspadori, allora bisognerà aggiornarsi sul ruolo del Napoli, perché Spalletti potrà appoggiarsi al suo 4-2-3-1 che ha un peso».
Fonte: CdS