Fate il vostro gioco: e, di conseguenza, chi prova a rilanciare e chi invece se ne sta sulle sue, pensando e sperando che alla fine la resistenza crolli e il prezzo pure. Jack Raspadori non ha molte cose da fare, se non starsene ai margini del tavolo ed osservare: le sue fiches le ha sfruttate con buon senso ed educazione, ha chiesto che gli venga offerta la possibilità di godersi le luci abbaglianti della Champions con il Napoli, e al Sassuolo, dopo aver ascoltato, hanno ritenuto che i 40 milioni chiesti a Castel di Sangro, appena venerdì scorso, restassero la Maginot di questa estate. Quando il conto alla rovescia è cominciato e nell’aria non si avverte ancora il suono della sirena ma certo di intuisce che il primo settembre si stia avvicinando, la sfida (im)possibile resta apertissima: a volte le apparenze ingannano e la distanza, dieci milioni di euro, che per qualsiasi umano o pure per una società di capitali sembra incolmabile, può sempre in qualche modo essere azzerata. Non d’incanto, ma attraverso una trattativa lunga, semmai estenuante – come tutte – ma comunque con dentro una prospettiva: il Sassuolo non vuole cedere ai propri principi e non può tenersi un giocatore che poi sarebbe scontento; e il Napoli non intende spingersi al di là delle proprie forze e sa di poter contare (anche) sulla volontà di un attaccante che ha deciso di osare.