E allora, nessuna promessa. O meglio: Spalletti garantisce che il Napoli, così come hanno detto tutti i suoi calciatori interpellati finora sull’argomento, proverà a migliorare il terzo posto, ma in questa fase preferisce essere soprattutto realista. La squadra è nel pieno di un’autentica rivoluzione, una rifondazione che ha abbracciato quasi tutti i reparti, e dunque il signor Luciano preferisce attendere la fine del mercato prima di dettare la linea e magari parlare di obiettivi. Fermo restando una frase di metà giugno: «Rientrare tra le prime quattro sarà difficilissimo». Un discorso vecchio che fa rima con quello più recente, certo, ma l’aspetto più interessante è quello legato alla differenza tra i giocatori pronti e le giovani promesse importanti: «Questa è una società che sotto certi punti di vista fa le cose in maniera corretta, ma il tetto ingaggi…», eccetera. Ovvero: si punta su chi può esplodere definitivamente o magari diventare un campione, non si sa mai. Tipo Kvaratskhelia, ieri alle prese con un programma personalizzato dopo il colpo ricevuto con il Maiorca e dunque in dubbio per l’amichevole di oggi (18.30) con il Girona. Tipo Giacomo Raspadori.