Ha 28 anni, ma la sua è la testa di un adulto fatto e consacrato. Anche per questo Paola Di Marino è
Da quanto tempo ha questo secondo impiego? «Lavoro lì da 8 anni, ma ho iniziato in sala prima, poi piano piano ho trovato il coraggio di addentrarmi in cucina, prima da lavapiatti, e l’anno dopo ho iniziato a cucinare come aiutante chef».
Come riesce a conciliare le due attività? «Sono fortunata perché i due lavori si intersecano pochi giorni all’anno».
E quando succede? «Onestamente è molto faticoso ma non ho alternative perché non vorrei smettere mai né il calcio e né la cucina che sono entrambe due mie grandi passioni».
Torniamo alla cucina: come è nata questa passione? «Mi è stata trasmessa da mia madre. Anche lei ha lavorato per tanti anni in un ristorante e per me è una grande fonte di ispirazione, sia dal punto di visto lavorativo che da quello umano: una persona veramente eccezionale».
Adesso, però, veniamo al pratico: più difficile stare dietro alle comande in cucina o alle avversarie sul campo? «Direi che è più difficile stare dietro alle richieste dei clienti. In campo è tutto istinto, mi viene naturale difendere la porta, soprattutto perché è come difendere la mia casa, questo è Napoli per me».
Al ristorante... «Ho ancora tanto da imparare ma fortunatamente lavoro con persone che mi insegnano molto».
E in cucina come è vissuta la sua attività di calciatrice? «Per fortuna al ristorante accettano e incoraggiano la mia vita da calciatrice, e quindi il mio lavoro stagionale in cucina si svolge solo nei mesi di interruzione dal campionato».
Resta il fatto che d’estate inizia la preparazione atletica per il campionato: come fa? «Mi devo allenare dopo il servizio per mantenermi in forma e pronta per quando si ricomincia il campionato. Per i giorni che si intersecano gli impegni al ristorante parto da Procida, mi alleno a Napoli, torno e mi preparo per il servizio. Per fortuna questo via vai dura poco, ma ad ogni modo non vorrei mai fosse diversamente perché tengo troppo a entrambe le mie attività».
Questo è un anno particolare per la sua Procida: lei che rapporto ha con l’isola? «Procida è la mia isola, non è facile spiegare la vita da sull’isola, ci si deve nascere. È un posto decisamente unico, e di cui vado molto fiera di appartenere perché è sicuramente parte di quella che sono oggi e di quella che sono diventata in questi anni».
Fonte: B. Majorano (Il Mattino)