Terrore puro, invece, quello provato dopo lo scoppio della guerra in Ucraina: all’epoca Kvicha giocava con il Rubin Kazan, in Russia, e i suoi connazionali georgiani cominciarono a prenderlo di mira. A minacciare lui e i suoi: «Quando è iniziata la guerra abbiamo tremato tutti, sia io sia la mia famiglia, e così mi confrontai con i miei compagni: mi dissero che avrei dovuto fare la scelta migliore per me, che la vita è la cosa più importante. Non potevo più restare in Russia». Risoluzione di contratto e via a casa, alla Dinamo Batumi, dove ha incantato. «Io ho onorato la maglia del Rubin fino alla fine. Loro hanno fatto tanto per me».
Finale dedicato a una serie di curiosità: «Non so per quale numero di maglia opterò: 7, 77, 17 o 18».
Dipende anche dalle disponibilità. «So di non poter prendere il 10: è solo di Maradona». Sulla cui biografia è preparato, come dimostrano le risposte a un quiz improvvisato.
E ancora: «Il mio calciatore preferito? Giorgi Kinkladze, un gran talento».
Ultima risata: «Porterò una bottiglia di buon vino georgiano a Tommaso Starace, il magazziniere. So che è una leggenda del club». Lo farà ballare nello spogliatoio, garantito.
Fonte: CdS