Amarcord – Rubrica di Stefano Iaconis: “La prima volta”

Accadde tutto in tre minuti. Un momento prima sembrava i supplementari fossero cosa fatta, un attimo dopo il Verona era stato schiantato. Quella sera di giugno un piccolo tifoso del Napoli visse qualcosa di irripetibile. Di unico. Roma e la sua atmosfera avvolta dalla suggestione dello stadio Olimpico a regalare la coppa Italia al Napoli. Il primo trionfo di quel piccolo tifoso impazzito di gioia. Il suo unico trionfo da lì a molti molti anni a venire. Ma lui non poteva ancora saperlo. La partita era stata combattuta fino a quel momento, filava via dentro uno zero a zero che pareva impossibile da cambiare. Il Verona indomabile, capace di arrivare alla finale sorprendendo ogni logica scritta. Il Verona di Valcareggi, di Lippi, di Zigoni e Macchi. Il Verona salito dalla serie cadetta. Un piccolo miracolo. Il piccolo tifoso si mordeva le dita, strisciava le ginocchia nude sul pavimento incerato di un soggiorno dalle finestre aperte sulla notte silenziosa di una Partenope in attesa, immobile dinanzi alla tv ad aspettare. Un titolo da mettere dentro una bacheca vuota da sempre. Una sola coppa Italia, sempre lei, tredici anni prima. Accadde tutto in tre minuti, tra il minuto settantasei ed il minuto settantanove. Esposito calciò un angolo. La palla viaggiò a mezza altezza sul primo palo, un veronese la ciccò clamorosamente, e Ginulfi completò l’opera trascinandosi il pallone in porta. L’ Olimpico, gremito da tifosi napoletani, esplose. La città esplose. Il piccolo tifoso esplose. Corse lungo la stanza, poi nel corridoio della casa, le guance in fiamme, gli occhi accesi. Il Napoli in vantaggio a Roma, nella finale di Coppa Italia. Un sogno troppo grande da vivere dopo averlo immaginato. Non ebbe modo di inginocchiarsi nuovamente dinanzi alla televisione. Vide Braglia in controfuga entrare in area, dribblare un avversario, tirare forte, segnare il due a zero. Il cuore del piccolo tifoso traboccò di gioia. Di nuovo corse in piedi lungo il corridoio, abbracciando tutti. Stavolta rimase in piedi. Ed ancora vide Burgnich tirare dopo essere penetrato nella difesa gialloblù, Ginulfi respingere a terra, Savoldi depositare la palla in porta. Tre a zero, in un niente. La gente urlava dai balconi vicini. L’ aria calda dell’estate con dentro centinaia, migliaia di coriandoli di gioia. Il piccolo tifoso sentiva il cuore scoppiargli nel petto. Fu così che vide Massa crossare e Savoldi, in girata, realizzare il quarto gol. Quello dell’estasi. Quello della vittoria. Il piccolo tifoso vide Juliano salire i gradoni della premiazione, con la maglia gialloblù scambiata con gli avversari, e dietro lui tutti i suoi compagni, anche loro tutti in gialloblù. Vide il capitano sollevare la coppa nel cielo di Roma. La sollevò con lui, immaginando di essere su quei gradoni. Fu la prima volta, per quel piccolo tifoso. Che non dimenticò mai quella notte. Neanche dopo. La prima volta non si può dimenticare. Mai.

Stefano Iaconis

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