Napoli: la parola passa alla difesa. La migliore a parimerito

La parola alla difesa: 31 gol subiti, gli stessi del Milan, uno in meno dell’Inter, e il resto della compagnia, dalla Juventus in poi, che si perde in quel tunnel che ha inghiottito chiunque altro, ognuno con le proprie difficoltà, con zone d’ombra che restano. L’arringa è nei fatti, mica un’opinione, e dentro quei numeri entra tutto, anche la svagatezza di certe giornate (le tre reti di Empoli in otto minuti) e l’emergenza scattata a dicembre, quando Kostas Manolas, dalla sera alla sera, prese il primo aereo e se ne andò in Grecia, a casa sua. Per un po’, là dietro sembrava ci fossero macerie o il senso incompiuto di una stagione insospettabile: Koulibaly infortunato e poi alla Coppa d’Africa; una soluzione teoricamente da immaginare in Di Lorenzo; Rrahmani e Juan Jesus, i cosiddetti «terzi» e «quarti», a fungere da titolari. È andata come ha sussurrato il campionato del Napoli, che con Tuanzebe ha aggiunto poco o niente, secondo antiche tendenze di gennaio. In fin dei conti, non è (ancora) cambiato granché: Ospina ha la valigia in qualche parte del soggiorno, però resta da verificare cosa gli dirà il mercato internazionale. Se fa in fretta, trova ancora Spalletti ad accoglierlo, altrimenti Meret – che non ha gli stessi piedi ma tecnicamente resta tra i giovani all’avanguardia – prende il contratto in lavorazione e lo firma. Tuanzebe ha salutato, portandosi appresso 130’ effettivi (10’ in campionato, il resto in Coppa Italia) e Ghoulam è uscito dagli equivoci ed ha concesso la propria corsia ad Olivera. Il Napoli sa che una parte del proprio destino è legato a Kalidou Koulibaly, contratto in scadenza tra un anno e blablabla: niente che non sia noto all’universo calcio, interpretazioni incluse. Ma la storia è complessa, nel mercato ci finiscono variabili impazzite, e per ora il K2 rimane il leader d’una squadra che Spalletti vuole costruire (anche) intorno al suo capitano. Però Min-jae Kim osserva da lontano, neanche distrattamente. Fonte: CdS

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