Real e Barcellona. Le due facce della stessa medaglia. Le grandi di Spagna rappresentano la schizofrenia allo stato puro del calcio attuale: le spese folli e la crisi. I milioni dei blancos da buttare al vento e quelli già buttati che hanno dato un calcio ai blaugrana mandandoli nel baratro finanziario.
E allora in casa Barça non ci sono i soldi per prendere Koulibaly, vecchio pallino catalano, e sistemare la difesa. Il Real invece fanno diventare un galactico un ragazzo di 22 anni, Aurelien Tchouameni, per 100 milioni di euro (80 milioni al Monaco, più 20 del famigerato bonus, diventato ormai stabile voce in tutti i contratti calcistici). Sei anni nella capitale spagnola, a 8 milioni a stagione. Non male per un ragazzo che è vero che ha le stimmate del predestinato, che è già nel giro dei Galletti, e ovviamente della Francia Under 21, ma che alla fine non ha neanche raggiunto le 150 presenze tra Ligue e Nazionale. Con la quale ha comunque vinto l’ultima edizione della Nations League.
Chissà che ne pensano i tifosi del Barcellona, costretti a guardare con invidia ai diretti rivali, dopo aver masticato amaro per la Champions alzata da Carlo Ancelotti.
Austerity in Catalogna, follie all’ombra del Prado. Dove si è a lungo inseguito il sogno Mbappè, a riprova della forza economica del Real, unico a poter competere con sceicchi e fondi monetari. Tchouameni rappresenta il futuro. E anche il presente. Capace di giocare in tutti i ruoli del centrocampo. L’uomo giusto per affrontare la pensione di Modric senza patemi, anche se gioca un pochettino più avanti del croato. Per inciso, anche un segnale per il nostro Fabian Ruiz, che al Real troverà una casella, quella della mezz’ala, che gli piace molto, occupata per un bel po’ di partite.
E Ancelotti non si lascerà scappare nessuno dei suoi gioielli, a meno che non voglia. Mentre non si può dire lo stesso del suo collega sulla panchina catalana. Xavi è costretto ad affrontare una nuova stagione con i classici fichi secchi, ovviamente sempre rapportati alle abitudini blaugrana. Lewandoski ha annunciato di aver terminato la sua esperienza con il Bayern. Cerca nuovi stimoli. Glieli potrà dare, insieme naturalmente a tanti soldi, questo Barcellona? Per ora al Camp Nou si tenta di affrontare il deficit. Leggasi, vendere qualche pezzo pregiato. C’è Frankie De Jong in lista di sbarco. Destinazione probabilmente Manchester United, dove ritroverebbe il suo vecchio mentore Erik Ten Hag, che lo lanciò nell’Ajax. Il primo anno del dopo Messi è stato da incubo per il Barça. Secondo dietro al Real, fuori dai gironi Champions, fuori anche dall’Europa League, ha la necessità disperata di rifondare. Nella guerra societaria, tra il nuovo Laporta e il vecchio Bartomew, condotta a colpi di denunce e dossier, che bene non fanno all’ambiente, servono idee e progetti poco costosi per rilanciare l’ambiente. «La llama sigue viva», (la fiamma è ancora viva) è il nuovo slogan – insieme alla nuova maglia – per ridare animo agli sconfortati tifosi. Che dopo Messi potrebbero perdere un’altra bandiera come Piquè. Per l’ormai leggendario difensore non c’è solo la tegola della separazione con Sharika, con tanto di gossip al seguito. El Piqueton non vuole sentire più parlare di tagli al suo contratto, dopo essersi abbassato già una volta l’ingaggio. Tra due anni, quando ne avrà 37, finirà anche la sua storia d’amore con il Barcellona, «sposato» nel lontano 2008, sempre che decida di rimanere blaugrana sino al 2024. Fonte: Il Mattino