Alle cinque della sera, di un giorno climaticamente anormale («che afa, si scoppia!»), Claudio Onofri non cerca spiagge ma calciatori, alla cui ombra lasciar riparare i propri pensieri.
«Sono qua, al computer ovviamente, a studiare un po’».
In quel data base ch’è il suo cervello, c’è un mondo; il resto, sta su «Wyscout», che gli fa compagnia in un week-end lungo («al mare si va da lunedì») da dedicare alla ricerca. (Il) Genoa è casa sua, capitano e bandiera, simbolo e totem e «Marassi» è il salotto nel quale Onofri si accomoda sistematicamente, da opinionista, per raccontare una Storia che gli appartiene.
Al Genoa, da gennaio, Østigard s’è preso una vetrina quasi tutta per sé ed ora ch’è finita, nonostante la retrocessione, il norvegese s’è accorto che il Napoli (ma da un po’, mica da ieri) gli ha messo gli occhi addosso: «Era inevitabile che qualcuno puntasse su di lui. Ha combattuto sino all’ultimo istante per evitare la B».
Dica la verità, Onofri: quante volte ha visto Østigard? «Più di quanto lei immagini».
Si esprima con i numeri. «Mi viene più semplice descrivere un arco temporale: l’ho seguito quando era al Coventry nel 2020 e poi allo Stoke City nella passata stagione. E già a quel tempo mi aveva colpito. Poi è venuto qui in Italia, al Genoa, ed ho potuto apprezzarlo con continuità. Ne ho seguito l’evoluzione e anche la crescita che, mi creda, è stata notevole».
Senza paragoni, chi le ricorda? «Ha qualcosa del primo Romero ma non vorrei che questo accostamento possa diventare una etichetta impegnativa. Østigard ha, come l’argentino, la capacità di riempirti la partita e di conquistarti».
I pregi ed eventualmente i limiti. « Ha ventidue anni e margini di miglioramento che sono facili da intuire. Ha una fisicità, pur senza essere un gigante, che rassicura e che diventa un fattore. Il difetto che sta limando è quello delle uscite, un po’ eccessivamente alte: prima, si lasciava risucchiare dai movimenti dei centravanti; adesso, ha cominciato a leggerli diversamente e quindi a ridurre poi gli interventi fallosi, in genere sfruttati per riparare a un errore. Meno cartellini gialli significa più libertà per un centrale».
Quindici partite con il Genoa sono state sufficienti per farsi notare. «Secondo me si porta appresso anche quello che ha lasciato si intravedesse in Germania e nella Nazionali giovanili della Norvegia. Lui di testa è fortissimo e quindi diventa di impatto, quando un osservatore lo va a seguire. Ha uno stacco che diventa dominante. Io capisco il Napoli che ci crede. L’ho sempre ritenuto un giocatore con prospettive di assoluto livello. Non delude, non vuole e ha una particolarità: garantisce serenità e si afferra in lui il senso di appartenenza».
Napoli è calcisticamente esigente, come Onofri sa. «Mi ha colpito anche un altro aspetto: è un uomo fatto a misura di città di mare. A Genova si è inserito splendidamente, è diventato un beniamino. Ha questa capacità di trasmettere sensazioni positive che aiutano ad integrarsi immediatamente. Aggiungo altro: con i prezzi che ci sono in giro, se le cifre che leggo sono autentiche, diventa un affare: ha appena ventidue anni, ventitré a novembre e complimenti a chi lo acquista».
A. Giordano (Cds)