La stagione agonistica sta per terminare, manca solo l’ultima squadra che conquista la serie B tra Padova e Palermo. E’ tempo di bilanci e ilnapolionline.com ha intervistato il preparatore dei portieri del club campano Luciano Tarallo.
Da preparatore dei portieri, secondo te le squadre devono avere in rosa due estremi difensori all’altezza o uno che possa giocare di più dell’altro? “Io direi che ci vorrebbe anche un terzo portiere di esperienza, rispetto al giovane. Per me il Napoli, ad esempio, è stato fortunato che non sia stato necessario schierare il terzo portiere, perché potevi correre dei rischi. E’ giusto che il club azzurro abbia avuto Ospina e Meret, che sono entrambi forti, ma il terzo era Marfella, bravo, ma che non aveva l’esperienza della categoria. Se non ricordo male a Bergamo c’era solo Ospina, Meret era infortunato e in panchina c’erano Marfella e Idasiak, ci fossero stati problemi, rischiavi tanto. Credo che questo debba essere la giusta scelta da fare per i tre portieri”.
Le squadre italiane e della Premier League, di media giocano più o meno una sessantina di gare, ma alla fine arrivano meglio le compagini inglesi. Perché secondo te? “Si, più o meno come hai detto tu, le partite sono di media una sessantina. Credo che sia una questione di mentalità, in Inghilterra, giocano più liberi di testa, perciò alla fine giocano e al tempo stesso si divertono arrivando fino alla fine su tutti i fronti. Da noi, spesso ci sono gli alibi che inevitabilmente non ci portano a fare il massimo in campo internazionale, soprattutto. Gli infortuni? Anche in questo caso è una questione psicologica, si aggiunge anche lo stress nel giocare numerose partite e questo porta ad una serie di stop dei giocatori”.
Passiamo al Napoli, club che conosci molto bene. Secondo te cosa manca per fare il definitivo salto verso lo scudetto? “Io sono stato per 13 anni nel Napoli e ti posso dire che ci sono alcuni aspetti che mancano per salire l’ultimo gradino. Intanto serve la giusta mentalità per arrivare al titolo, aspetto non da poco, poi ovviamente anche elementi in grado di dare il carattere giusto. Infine credo che il salto definitivo debba farlo il club, bisogna che la società sia la prima a credere nella lotta allo scudetto e quest’aspetto è mancato in un paio di circostanze”.
Secondo te ci sono più rimpianti nell’anno dei 91 punti con Sarri, oppure quest’anno? “Bella ed interessante domanda (nd.r.). Sicuramente con Sarri e i 91 punti la squadra esprimeva un bel gioco e c’è mancato davvero poco per vincere lo scudetto. Anche quest’anno però si è persa l’occasione per lottare fino alla fine. Indubbiamente in alcune zone del campo avevamo delle lacune, vedi il terzino sinistro, come alternativa a Mario Rui e non solo. Evidentemente gli errori del passato non sono stati corretti del tutto. Anche mister Spalletti, che in linea di massima ha fatto un ottimo lavoro, non è stato impeccabile in alcune gare, per le scelte tecniche. Io a Gennaio dissi che lo scudetto l’avrebbe vinto il Milan, molti non credettero nella mia previsione. Visto com’è andata alla fine il campionato, forse avrò avuto culo (ride nd.r.)”.
Intervista a cura di Alessandro Sacco
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