De Laurentiis vuole vincere e chiama a sé i tifosi: è ora di ricucire lo strappo

Come un abile sarto il presidente del Napoli prende l'ago e inizia a cucire

Accusato dalla tifoseria di non voler mai vincere, di essere un imprenditore e non un tifoso, De Laurentiis ha spiazzato tutti quando oggi ha dichiarato che farà di tutto per riportare lo scudetto a Napoli, ma per farlo serve unità con i tifosi, gli stessi che spesso l’hanno offeso (ricambiati molte volte, va detto) e fatto pesare la sua provenienza dalla Capitale (poi ci lamentiamo dei cori di discriminazione territoriale contro i napoletani: un po’ di coerenza non sarebbe male). Nella conferenza stampa per presentare il ritiro a Castel di Sangro De Laurentiis ha fatto passi da gigante verso i tifosi: desiderio di vincere, volontà di farlo, allenamenti al Maradona con la partecipazione dei tifosi. Tutte dichiarazione che, se si trasformassero in realtà, avvicinerebbe la piazza alla società dopo lo strappo della stagione appena passata. Ora, è vero, la delusione per lo scudetto mancato è tanta, ma da qui a ritenere fallimentare la stagione del Napoli è pura negazione della realtà: il Napoli è tornato in Champions dopo due stagioni anonime e piene di ferite, riuscendo a tenere dietro pretendenti come l’Atalanta e la Roma, ma anche la Juventus, finita dietro gli azzurri in campionato. Per lo scudetto servono i campioni, anche solo gente che li ha vinti, serve un percorso con una base di partenza e un punto di arrivo preciso, ma che non generi psicodrammi se la meta non si raggiunge subito, come quando Ancelotti arrivò secondo in campionato e la squadra venne contestata manco fosse retrocessa. Certo la parentesi ancelottiana non è stata brillante, ma il secondo posto di Sarri al suo ultimo anno è la più grande delusione che ho vissuto negli ultimi anni in cui ho seguito il Napoli, perché di Pjanic-Orsato non me ne importa nulla e mai è successo il contrario, mentre della debacle con la Fiorentina sì, testimonianza vivida di una squadra che non aveva la forza mentale di resistere alle pressioni e andare a fare l’unica cosa che conta nell’unico momento in cui serve: vincere per dire ci sono ancora, non me ne vado mica. Forse da lì è iniziata la frattura, lo strappo, come se la possibilità di raggiungere finalmente quel sogno avesse messo temporaneamente a tacere i malumori verso la società. Ecco che, in una situazione simile, ma con un contesto molto diverso, riemerge con forza e si scatena in bordate di fischi contro De Laurentiis all’ultima di Insigne al Maradona e striscioni ovunque in città contro praticamente ogni cosa fatta dalla società. Un passo in avanti è stato fatto e dalla persona meno attesa, quel De Laurentiis che non ha mai risparmiato frecciate al mondo del tifo azzurro, specie agli ultras, ma che sembra aver capito che per governare una barca servono più braccia che remino tutte nella stessa direzione.

Di Simona Ianuale

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