Le cose le hanno dette i protagonisti in prima persona, solo qualche «ora» fa: il 19 maggio, attraverso Onze Mondial, Koulibaly, che è intellettualmente onesto, ha spalancato un orizzonte:
«Napoli è una città difficile da lasciare perché la volontà dei tifosi ha un peso e De Laurentiis tiene in considerazione la loro opinione. A me non piace scontrarmi e se dovrò andarmene lo farò in maniera pulita e senza litigare. Per il momento sono tranquillo e sto bene a Napoli ma vedremo cosa accadrà al termine della stagione».
E poi prima del triplice fischio di La Spezia, in una delle tante albe di vari nuovi giorni tormentati, Adl – 21 maggio, presentazione di «Race For The Cure» – senza schivare il problema, l’ha affrontato a modo suo, con una frase un po’ classica e assai ricorrente:
«Kalidou è un simbolo del Napoli ma deve decidere lui. Noi, ovviamente, vogliamo che resti ma la gente non la si può mica obbligare».
C’è una clessidra sul tavolo e granelli di sabbia che scivolano via.
Fonte: Cds