1 novembre 2017: per i tifosi del Napoli è l’ultima partita in cui si è visto il vero Faouzi Ghoulam, terzino sinistro algerino che aveva iniziato a devastare la fascia sinistra con Sarri e prometteva di farlo anche quella stagione. Un destino terribile, atroce quello dell’algerino, che per cercare di tornare subito arruolabile e puntare al sogno scudetto accelerò i tempi di recupero e subì un altro grave infortunio nel giro di pochi mesi. Su quella fascia sinistra dell’allora San Paolo, in quella notte di Champions contro il Manchester City, Ghoulam ci ha lasciato un ginocchio e una carriera: da allora non è mai più tornato quel devastante cavallo da corsa che sfrecciava sulla fascia e si concedeva anche il lusso di mettere assist perfetti per i compagni e segnare pure qualche gol. Quando con Gattuso sembrava che finalmente Ghoulam potesse tornare a correre leggero e libero da preoccupazioni, ecco che il destino gli presentava ancora il conto per non si sa bene quale ragione: altro crociato, altra rottura. Quelle corse sulle fasce non ci sono più state, non come ai vecchi tempi, ma è rimasto prima l’uomo (la sua vittoria più grande come da lui stesso dichiarato) e poi il professionista, sempre esemplare: di fatto fuori dai progetti del Napoli, con un contratto che non si è nemmeno pensato in società di vagliare l’ipotesi di rinnovarlo, se chiamato in causa si è fatto trovare pronto, offrendo sempre buone prestazioni, con l’onore di poter anche indossare la fascia di capitano nella sua ultima apparizione ufficiale con la maglia azzurra contro lo Spezia domenica. Voleva il gol Ghoulam, lo si capiva da come si buttava in area, avrebbe meritato un saluto anche lui nel giro di campo della squadra (leggi Insigne) nell’ultima al Maradona, per salutare con un ricordo nuovo, non con quello del dolore e della sfortuna: caro Faouzi, non hai segnato è vero, non hai avuto il tuo giro di campo, mi spiace per questo credimi, ma il ricordo che avrò sempre di te è quel gol contro la Spal, dove sembravi imprendibile palla al piede, quasi stessi fuggendo da un demone, da una presenza pericolosa. Ora lo so, l’ho capito: stavi scappando dal destino.
Di Simona Ianuale