Spalletti, come si fa a sostituire Insigne? «Lui è un illusionista, uno di quei campioni che spingono i bambini a giocare a calcio. Quelli come lui, Baggio, Del Piero Totti (sì, pure lui, ndr) sono dei prestigiatori, risolvono le partite da soli. Magari ti fanno sbuffare qualche volta, ma quando non ci sono senti già la mancanza. È stato un grande professionista, il primo a venire ad allenarsi: quando l’ho messo in panchina, mi ha fatto il muso ma poi la risposta in campo, quando è subentrato è stata sempre da campione quale è».
È stata una stagione super? «Beh, a sentire le critiche degli ultimi tempi pensavo fosse un fallimento. In realtà danno fastidio le differenze. Ci sono squadre che non sono in Champions, potevano stare al nostro posto, sono distanti e pare che il nostro cammino non conti nulla. Lo straordinario inizio ci aveva fatto ritagliare uno spazio magico. E non siamo riusciti a restare dentro a quella classifica. E ci è dispiaciuto e ci ri-dispiace. Senza dimenticare quello che è stato fatto. Perché è scorretto. La ricerca di andare a sotterrare quello che è stato fatto mi ha fatto mettere di traverso».
Mertens può restare? «Non lo so. Penso di sì, il presidente ci ha parlato, di mezzo ci sono questioni di soldini. Lui è bravissimo a fare gol, la sua posizione migliore è quella in cui lo faceva giocare Sarri».
C’è spazio anche per un Napoli più giovane? «Deve essere un giusto mix, perché servono poi i Mertens e i Koulibaly che ti fanno fare l’ultimo scalino del Maradona senza inciampare trovandoti davanti a 50mila persone. Come con il Genoa».
E gli altri in scadenza, che fine faranno? «Io terrei tutti quelli che faccio giocare. Anche qui: va riconosciuto il merito di chi ha giocato sia pure senza certezze per il futuro. La vera garanzia per il futuro non sono io, sono i giocatori. Serve mettere forza nella squadra. Anche se non dimentico che fin da quando sono arrivato si è parlato di monte ingaggi da diminuire».
P. Taormina (Il Mattino)