Spalletti, l’elogio del capitano ed il messaggio ad ADL: «Bisogna essere chiari»

«Migliorare il campionato di quest’anno? Vuol dire che nel prossimo dobbiamo arrivare primi. E non è facile. Bisogna essere chiari subito con quelli che saranno i nostri obiettivi». Luciano Spalletti, a me gli occhi. «Con De Laurentiis ci siamo visti, abbiamo parlato già del Napoli che sarà e lo faremo ancora. Tanto dormiamo nello stesso hotel». Finalmente sereno. Ma sì, è terzo, piede del podio. Poi il messaggio al presidente: «Quel che conta è essere chiari sull’obiettivo della prossima stagione, sennò diventa un macello».

Spalletti, come si fa a sostituire Insigne? «Lui è un illusionista, uno di quei campioni che spingono i bambini a giocare a calcio. Quelli come lui, Baggio, Del Piero Totti (sì, pure lui, ndr) sono dei prestigiatori, risolvono le partite da soli. Magari ti fanno sbuffare qualche volta, ma quando non ci sono senti già la mancanza. È stato un grande professionista, il primo a venire ad allenarsi: quando l’ho messo in panchina, mi ha fatto il muso ma poi la risposta in campo, quando è subentrato è stata sempre da campione quale è».

Lei già sente quella di Insigne? «Dal primo momento in cui mi hanno detto che se ne andava. Ieri pomeriggio c’era un’aria bella, un bel sentimento. Si voleva rendere onore al capitano che andava via, e a parte i primi quindici minuti, abbiamo fatto valere la nostra qualità al Genoa».

È stata una stagione super? «Beh, a sentire le critiche degli ultimi tempi pensavo fosse un fallimento. In realtà danno fastidio le differenze. Ci sono squadre che non sono in Champions, potevano stare al nostro posto, sono distanti e pare che il nostro cammino non conti nulla. Lo straordinario inizio ci aveva fatto ritagliare uno spazio magico. E non siamo riusciti a restare dentro a quella classifica. E ci è dispiaciuto e ci ri-dispiace. Senza dimenticare quello che è stato fatto. Perché è scorretto. La ricerca di andare a sotterrare quello che è stato fatto mi ha fatto mettere di traverso».

Mertens può restare? «Non lo so. Penso di sì, il presidente ci ha parlato, di mezzo ci sono questioni di soldini. Lui è bravissimo a fare gol, la sua posizione migliore è quella in cui lo faceva giocare Sarri».

Cosa manca? «Complessivamente siamo forti. Manchiamo di qualche caratteristica per il completamento. Chiaro che si poteva lottare fino in fondo per lo scudetto, sono il primo che non ci ha dormito, ma le partite perse in casa danno la dimensione di quello che siamo. Probabilmente quel livello lì ti crea una sofferenza. Però nessuno ha dato merito a questa squadra per quello che ha fatto dopo Empoli, alla reazione che ha avuto, le tre vittorie fatte e i 10 gol segnati».

C’è spazio anche per un Napoli più giovane? «Deve essere un giusto mix, perché servono poi i Mertens e i Koulibaly che ti fanno fare l’ultimo scalino del Maradona senza inciampare trovandoti davanti a 50mila persone. Come con il Genoa».

E gli altri in scadenza, che fine faranno? «Io terrei tutti quelli che faccio giocare. Anche qui: va riconosciuto il merito di chi ha giocato sia pure senza certezze per il futuro. La vera garanzia per il futuro non sono io, sono i giocatori. Serve mettere forza nella squadra. Anche se non dimentico che fin da quando sono arrivato si è parlato di monte ingaggi da diminuire».

P. Taormina (Il Mattino)

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