È l’addio che si aspettava? «È stato un pomeriggio bellissimo, con una cornice di pubblico unica. Insigne ha dato tanto e fatto tanto per la città. È stato l’omaggio più giusto».
Sembrava non voler lasciare il campo. «Si è goduto ogni secondo, è stato toccante vederlo con i figli fare il giro di campo. Mi ha riportato indietro nel tempo».
Alla sua ultima partita in azzurro? «Era il 94. Anche io ho segnato alla mia ultima con la maglia del Napoli. E anche io ho lasciato con una qualificazione europea guadagnata e con la fascia al braccio. Quindi posso capire quello che ha provato al fischio finale. Difficilmente dimenticherà questa giornata».
Che erede aspettarci? «Non dobbiamo aspettarci un erede. Chi giocherà nel suo ruolo avrà caratteristiche diverse, soprattutto dovrà avere spalle larghe perché ci saranno subito paragoni con Lorenzo».
Tra lui e il Napoli poteva finire diversamente? «Il club ha fatto le sue valutazioni: c’è la necessità di tagliare i costi, anche se si tratta del capitano. E Insigne ha fatto una scelta di vita: mondo nuovo, realtà completamente diversa. Regalerà un’esperienza anche alla sua famiglia».
Dalla contestazione alla grande atmosfera allo stadio: come lo spiega? «Gli striscioni apparsi in settimana sono il segno di una città delusa, ma non ne farei un dramma. Le contestazioni nelle grandi piazze sono una abitudine. Poi Spalletti di critiche se ne intende e le sa affrontare al meglio. Il Napoli ha centrato l’obiettivo. I rimorsi ci sono, ma la classifica dice sempre la verità».
Lei lo portò nella nazionale Under 21, come si comporterà Mancini? «Questo è tutto da vedere, magari Lorenzo sente di aver dato tutto con l’Europeo vinto. Quando l’ho convocato in Under 21 conoscevo perfettamente le sue qualità, ma ha avuto anche una continuità straordinaria che gli ha permesso di arrivare sul tetto d’Europa».
Magari Lorenzo tornerà al Maradona per l’addio al calcio come lei? «Il mio addio passò in secondo piano per il ritorno di Diego e per me fu una gioia. Magari a Insigne andrà meglio (ride) e se la godrà alla grande ancora una volta».
G. Arpaia (Il Mattino)