A Radio Punto Nuovo, nel corso di Punto Nuovo Sport Show, è intervenuto Giovanni Capuano, giornalista:
“Il VAR esiste per diminuire gli errori e grossomodo eliminarli, soprattutto per il fuorigioco. Dopo decenni si è capito che bisognava andare avanti. Per tanto tempo ci chiedevamo perché non si seguisse l’esempio di altri sport con la tecnologia. Il VAR ha eliminato tanti errori. Non si delegittima uno strumento perché esistono degli errori umani.
C’è chi lo utilizzerebbe solo per il fuorigioco, ma invece ce lo teniamo perché dobbiamo capire noi come funziona e come sfruttarlo al meglio. Dobbiamo avere la forza di dire che se c’è un errore bisogna rimuoverlo, senza stravolgere il sistema. Il challenge per me non avrebbe senso d’esistere. La Lega Serie A non decide niente, Casini non ha aperto a nulla. Stiamo sopravvalutando il peso del nostro calcio in Europa, credo che ci siano sensibilità differenti rispetto alla nostra in merito alla classe arbitrale al di fuori dell’Italia.
Esiste un calcio televisivo e uno di campo, per cui sono contro al challenge per due motivi: nella VAR room guardano tutto (ho avuto modo di assisterne) e perché non cambierebbe granché. Errori come il gol in Milan-Udinese non avrebbero cambiato nulla con il challenge perché l’hanno visto, così come il rigore di ieri per la Roma. Io penso che in un solo caso quest’anno avrebbe cambiato la partita, ovvero il rigore di Torino-Inter: se Guida fosse andato al video si sarebbe accorto del grande errore.
L’arbitro di Milan-Udinese, invece, avrebbe avuto meno strumenti della sala VAR, piazzato a un metro dallo schermo. Ci sarebbe un errore concettuale, la moltiplicazione dei rigori da televisione e poi non finirebbero le polemiche, l’arbitro sarebbe accusato ancora di più di malafede rispetto a oggi per trattenute non ritenute tali da rigore per lui. A dicembre siamo stati con Rocchi a Lissone, una giornata a fare un po’ di scuola. Ci ha fatto vedere per 90 minuti come funziona la sala VAR con tutte le comunicazioni aperte.
A un certo punto, chiacchierando, Rocchi, che l’anno scorso era la figura di raccordo tra AIA, Federazione e i club, ci ha raccontato che aveva chiesto ai 20 club se volessero il challenge e la risposta quasi totale è stata ‘Non se ne parla nemmeno, non serve a niente e non siamo strutturati per avere qualcuno nell’arco di qualche secondo in panchina per fermare il gioco e chiamare l’intervento del VAR’. Questa era la situazione nel 2020/21, magari nel 2021/22 la situazione è cambiata”.
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Fonte: RadioPuntoNuovo