È una vigilia «diversa», la prima senza l’ansia del risultato ma solo con quella della prestazione, e Luciano Spalletti lascia la vetrina, per la circostanza, al proprio staff: da sinistra verso destra, ci sono Beccaccioli, Baldini, Domenichini, Lopez, Calzona, Cacciapuoti e Sinatti, gli uomini che sono rimasti nell’ombra per un anno intero e ai quali stavolta viene offerto il palcoscenico d’una conferenza stampa nella quale esprimere se stessi. Ormai si naviga a vista: e se al 40’ di Inter-Empoli, per un po’ – ma senza farsi illusioni – al Napoli è venuta la tentazione di dare uno sguardo rivolto verso l’alto, diciamo al secondo posto, quando le luci di San Siro si sono spente, per starsene realisticamente aggrappato a se stesso ed al proprio destino, il destino gli ha suggerito di sistemare il proprio terzo posto, di provare a difenderlo con i denti, perché un po’ dà più soldi e poi rappresenta una questione di orgoglio. Il vil danaro conta sino a un certo punto, forse niente, ma in questa stagione riempita di un’autorevolezza che per mesi ha rappresentato la fiera rappresentazione del calcio di Spalletti, il podio costituisce un riferimento ed un obiettivo (laterale): la Champion League con i suoi 50 milioni circa sta lì, nell’orizzonte, però per gli archivi e per le statistiche offre un altro senso starsene alle spalle di chi diventerà campione d’Italia e di chi dovrà accontentarsi di sentirsi legittimo vice.
Fonte: A. Giordano (Cds)