È il momento di far festa. Altroché. La missione è praticamente compiuta, dopo due anni c’è il ritorno in Champions (se stasera la Roma non vince è fatta). E quindi per il tecnico di Certaldo arriva pure il momento di non far più finta di nulla. «Se Dries dice che non c’erano squadre più forti di noi, dica pure chi è stato insufficiente a suo avviso…». Chissà come fa a camminare, il caro vecchio Luciano Spalletti: ogni volta, si scopre che nelle scarpe non ha semplici sassolini, ma pietre arroventate. La prima la fa rotolare verso Mertens («il campo ha detto che le altre sono più forti») e poi contro i tifosi («non meritavamo di giocare in un clima di quasi contestazione») e poi un’altra ancora contro chissà quale nemico invisibile («Nessuno oscurerà questo nostro traguardo»). Spalletti resterà ancora qui. Almeno un altro anno. Se lo merita. De Laurentiis non ha dubbi. Lui neppure. Hanno iniziato l’avventura raccogliendo i cocci di una delusione (e di una rabbia) bruciante, per quell’1-1 con il Verona all’ultima giornata. E di strada ne hanno fatta insieme.
È la risposta che voleva quella con il Sassuolo?«È un grande risultato questa vittoria, Quello che non mi piace è il tentativo di oscurare il nostro ritorno in Champions che è un grande risultato. Vedo malafede in questo. Del campionato da poter vincere ne ho parlato io, per tentare di alzare l’asticella. Ma era questa qualificazione qui che inseguivamo. Senza dimenticare che abbiamo messo dietro Atalanta, Roma, Lazio, Fiorentina».
Il clima non era bello, però.«Vero, ai tifosi l’ho detto che avevamo delle colpe, che una gara come quella di Empoli non doveva avvenire. Ma la squadra non meritava di giocare in questa atmosfera. Stiamo a un passo da un grande risultato. E la missione di partenza è quasi compiuta».
Come spiega questa grande reazione?«I calciatori, sono stati loro. Poi la società ha gestito bene il momento, il presidente è stato un padre di famiglia ed è stato giusto tornare indietro sul ritiro. Una squadra terza in classifica non poteva andare in ritiro…».
Dice Mertens che poteva vincere il Napoli lo scudetto quest’anno.«Il campo ha fatto vedere altro, sennò dica chi è stato insufficiente tra di noi. Abbiamo perso brutte gare ma abbiamo anche vinto su campi dove non si vinceva da tempo. Alla fine dalle mie parti si dice poggi e buca fan pari…».
Questa stagione è la base per il futuro?«Tante cose già si sapevano, ma vediamo anche quello che succederà. L’estate scorsa offerte interessanti non ce ne sono state, ma ora dopo questa stagione le richieste da parte anche di club importanti aumenteranno anche perché molti di loro sono stati rivalutati (lo dice, chiaramente, per sottolineare i meriti del suo lavoro, ndr)».
Con Mertens e Osimhen tutto ha girato bene?«All’inizio, abbiamo preso due e tre imbarcate dal Sassuolo, senza le diagonali di Di Lorenzo che fa solo lui. Lui è il top e se non ci mette lo zampino, cambia ogni cosa».
Le cene hanno funzionato?«Certo, sì. Magari il prossimo anno organizziamo pure la colazione tutti insieme con il presidente se i risultati sono questi».
Ma lei rimpianti per lo scudetto davvero non ne ha?«Non è stato un campionato più facile. Per me è esattamente il contrario. Ci sono le squadre della bassa classifica che lottano e che hanno un livello di calcio e di stare in campo diverso dagli anni precedenti. Il nostro vero nemico è stata la pressione. Ma c’è un giochino che mi piace, quello di sminuire il risultato ottenuto, ovvero aver raggiunto la Champions con tre giornate di anticipo. E noi festeggeremo molto questo traguardo quando avremo la certezza aritmetica».
P. Taormina (Il Mattino)