Visto che improvvisamente il Napoli si è messo a scherzare con il fuoco, e non è il caso di rischiare di bruciare altri 50 milioni di euro, Aurelio De Laurentiis mette dei punti salienti
1) LA VOCE DEL PADRONE
Da Paestum, settembre 2004, ai giorni nostri, è un lungo viaggio che Adl ripercorre per rimuovere le ombre su una società fuori dal tempo. «Non credo di essere un padre-padrone senza dirigenti giusti. Penso, anzi, che il club in questi 18 anni abbia fatto una cavalcata senza precedenti. Perché quando sono arrivato io, è bene ricordarlo, il Napoli non esisteva più».
2) LUCIO A CASTEL VOLTURNO
Per scacciare i cattivi pensieri, e farsi anche un po’ coraggio, nell’agenda di De Laurentiis c’è una full immersion a Castel Volturno: «Sono venuto dopo 8 mesi di silenzio, perché io non sono mai stato assente, io con il mister mi sentivo quasi quotidianamente. Spalletti ha due anni di contratto, più un’opzione da parte nostra per un terzo anno, e io non ho mai pensato – in questo momento – ad un’eventuale sua sostituzione».
3) E PERO‘
La frenata che stride ha alimentato il terrore e però, guardandosi dentro, Adl trova cause che diventano rilievi diretti a quel microcosmo che si chiama Napoli. «Io vedo che le squadre che affrontiamo sembrano più preparate e brillanti di noi e questo non si può accettare. E per questo ho voluto fare un discorso distensivo agli staff, ho chiacchierato con Spalletti e ho detto che così non si va da nessuna parte. All’inizio, sembrava fossimo la Ferrrari più veloce del mondo, 10 vittorie e un pareggio; e adesso diventa impensabile accettare tutte queste sconfitte al Maradona».
4) IL DOLORE DEI SOLDI
Poi uno dice che i soldi aiutano a vivere meglio: però anche peggio, a volte. E De Laurentiis, aprendosi (bilancio alla mano), è entrato dritto nelle casse societarie: «Il Milan spende credo 96 milioni di stipendi, noi ne spendiamo 136. All’inizio della stagione nessuno ha parlato di Scudetto. Il nostro obiettivo è tornare in Champions League perché tra Covid e acquisti pre e durante la pandemia siamo fuori di 220 milioni».
Fonte: A. Giordano (Cds)