Calcio femminile – Finalmente il via libera epocale tanto atteso: sì al professionismo  

Dopo un po' di resistenza alla fine si è votato al professionismo del calcio femminile

No al professionismo femminile. Anzi sì. «Non avevamo capito, possiamo rivotare?». La gaffe si è concretizzata durante la riunione delle componenti federali di ieri a Roma e ha visto come protagonisti i consiglieri Casini (presidente di Lega), Lotito e Marotta. Alla fine tutti concordi nel dare il “via libera”, eppure l’imbarazzo resta perché la classe dirigente del pallone continua a essere decisamente poco appassionata al tema. Uscendo da Via Allegri, il patron della Lazio Claudio Lotito ha parlato di «malinteso». Si sono distratti al momento del voto, pur essendo un momento piuttosto importante per la crescita del movimento rappresentato dalla Nazionale femminile (qualificata agli Europei del 2022 e a un passo dal Mondiale 2023). «C’è stata qualche resistenza da parte della Serie A, che riteneva di proporre un eventuale rinvio ma poi abbiamo raggiunto un accordo» ha spiegato il presidente federale Gravina, parlando di «processo definitivo».  

 


LAVORO. Il consiglio ha infatti completato le modifiche normative che garantiranno il passaggio al professionismo dal 2022-23. Una stagione nella quale la Serie A femminile avrà un nuovo format con 10 squadre (18 giornate) e una seconda fase con due gironi: pool scudetto (accedono le prime 5) e pool salvezza (in gioco le squadre dal 6° al 10° posto, l’ultima retrocede e la penultima fa il playout con la 2a della Serie B). Era tutto già pronto: serviva solamente un passaggio formale per adeguare le NOIF ed è avvenuto ieri. Cosa cambia dal 1 luglio per le calciatrici? Prima di tutto l’inquadramento: diventeranno lavoratrici dipendenti. I contratti in essere (con il dilettantismo potevano durare massimo 3 anni) dovranno quindi essere convertiti in rapporti di lavoro.
 
STIPENDI. L’Assocalciatori già a luglio 2021 ha inviato alle atlete e ai club un modulo con tanto di tabelle per gli stipendi minimi, ispirati a quelli dei calciatori di Lega Pro (26.664 euro lordi dal 24° anno di età, 20.263 euro dal 19° al 23° anno e 14.397 dai 16 ai 19 anni), prevedendo anche il cosiddetto “addestramento tecnico” per le giovani che escono dalla Primavera. Si svincoleranno, quindi, solamente le calciatrici il cui accordo termina a giugno 2022 o le poche che non hanno sottoscritto il modulo AIC. Norme transitorie pensate per favorire la sostenibilità del sistema. «Con il Decreto Nannicini ci sono 12 milioni in tre anni per tutte le federazioni che aderiscono al professionismo» ha ricordato Gravina. Lo stesso Nannicini, senatore del Pd, ha ricordato «la battaglia in cui mi sono speso in prima persona per dare sostenibilità economica al professionismo negli sport femminili». Il calcio è il primo sport che utilizza questo fondo.

REAZIONI. Attualmente, in Italia, nessuna donna sportiva è professionista: il “privilegio” è riservato infatti alle prime tre serie del pallone, ai cestisti di A1 e a chi pratica golf e ciclismo ad alto livello. «Nel calcio ci si è arrivati dopo 124 anni – ha dichiarato la presidente di Assist (Associazione Nazionale Atlete), Luisa Rizzitelli – Gli altri 44 presidenti federali non hanno ancora fatto questo passo e continueremo ad avere figlie e figliastre». «Altro che resistenze, è l’opposto: siamo davvero contenti» le parole con cui Lorenzo Casini, presidente della Lega Serie A, ha provato a chiudere il caso del pomeriggio. Per Ludovica Mantovani, presidente della Divisione Calcio Femminile, il passaggio al professionismo è «un punto di partenza che ci spinge a lavorare con grandissimo impegno per raggiungere e garantire la sostenibilità del sistema». La sottosegretaria allo sport, Valentina Vezzali, ha subito posto l’urgenza di «trovare risorse adeguate», mentre il presidente dell’AIC, Umberto Calcagno, si è posto l’obiettivo di «allargare ulteriormente la pratica di questo sport nel nostro Paese».

Fonte: G. Marota (Cds)

 

 

 

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