Maurizio de Giovanni: “Mi indigna che Salerno non reagisca; non cambio idea”

Subito dopo la partita Roma-Salernitana della settimana scorsa, lo scrittore Maurizio de Giovanni sulla sua pagina Facebook si era infuriato per i cori offensivi contro i napoletani da parte dei tifosi granata. Era arrivato anche a minacciare di non andare più a parlare dei suoi libri a Salerno, minaccia diventata nel giro di qualche giorno una realtà con l’annullamento della presentazione del suo ultimo romanzo L’equazione del cuore (Mondadori). Poi, ha di recente scritto sul suo profilo: «Mi dispiace per Salerno e la sua provincia per le quali non ho mai nascosto il mio sincero amore, tanto da farci nascere il mio personaggio più caro. Mi dispiace perché sono consapevole che così la do vinta ai facinorosi, ai delinquenti e più in generale agli imbecilli. Ma devo essere coerente, e allora devo ribadire con forza che ogni volta che si alzano cori ottusi che augurano catastrofi naturali al mio popolo, che dovrebbe essere invece amato perché fratello, stesso sangue stessa cultura, provo un profondo disgusto. E devo ribadire che tutti quelli che mi minacciano o mi insultano per questo si uniscono implicitamente a quei cori».
De Giovanni, non rischia che dopo questa presa di posizione sia costretto, per coerenza, a non andare più a Verona, Milano, Torino, Roma, Bergamo? E l’elenco potrebbe continuare ancora a lungo. «Attenzione, io penso di sapermi esprimere correttamente in italiano, sono uno scrittore convinto di saper dare il giusto peso alle parole».
Vuol dire che è stato frainteso? «Voglio dire che non presento più il mio libro a Salerno non perché i salernitani abbiano augurato l’eruzione del Vesuvio».
E per quale motivo, allora? «Per le reazioni, o meglio per le mancate reazioni, dei salernitani, e di tanti uomini e donne di cultura e di rilievo istituzionale di Salerno».
Che intende per mancate reazioni? «Sono anni che dopo ogni partita in cui i tifosi, se si possono chiamare così, avversari, cantano cori schifosi contro il mio popolo, si augurano peste, colera, lava, insomma lo sterminio di una razza che per loro è razza inferiore, io mi indigno, reagisco, denuncio. Di recente, quando fuori lo stadio di Verona sono state pubblicate le coordinate geografiche di Napoli nell’augurio che diventasse un obiettivo di guerra ho fatto tutto quello che era in mio potere, in televisione e sui giornali, per attaccare questi cretini. Ma nessun veronese si è offeso, al contrario dei salernitani».
Perciò ha deciso di annullare la presentazione? «Perché sono stati pochi i salernitani a non prendere le distanze da chi ha offeso i loro fratelli, anzi hanno attaccato me. Io ancora non ci credo che dopo il mio post contro i cori di questi pseudo sostenitori granata, molti salernitani non solo non si sono dissociati dai cori, ma hanno vomitato odio contro il sottoscritto».
Da chi si aspettava, diciamo così, solidarietà? «Nomi non gliene farò mai».
Magari dal presidente De Luca? «Per carità, non penso di essere così importante tanto che le mie parole arrivino sopra al tavolo di un politico di così alto grado».
E allora da chi? «Ripeto, niente nomi, ma almeno che la gente non mi accusi di voler sfruttare la pubblicità che mi deriva da queste prese di posizioni così forti per guadagnare più soldi e vendere più copie. Non ne ho bisogno, e da anni, e sono ancora più anni che amo il Cilento e Salerno, tanto che il mio commissario Ricciardi ha origini salernitane. E proprio per questo mi sono sentito ancora più offeso dai cori contro i napoletani da parte dei salernitani».
Fanno più male di quelli bergamaschi? «Un po’ di più sì. Napoli e Salerno distano circa una quarantina di chilometri, i loro abitanti condividono molto, in termini di tradizioni e di storia. Un conto è se ti offende un estraneo, un bergamasco ignorante. Un conto è se ti offende, con parole pesanti, un tuo fratello. Ci rimani ancora più male».
Cambierà idea? La sua bacheca è invasa da inviti a farlo da parte di salernitani. «Perché dovrei? No, non cambio idea».
A cura di Ugo Cundari (Il Mattino)
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