Svolta nelle indagini per la morte di Diego Armando Maradona. I pubblici ministeri hanno emesso otto rinvii a giudizio per omicidio colposo, è questo l’epilogo dell’inchiesta durata oltre un anno per far luce sulla scomparsa all’età di sessant’anni del campione argentino, deceduto il 25 novembre 2020 in un appartamento di Tigre, a pochi passi da Buenos Aires, a causa di un arresto cardiaco e di un edema polmonare. Maradona, secondo quanto stabilito dalla perizia medica, è morto per comportamento negligente da parte del personale medico che lo aveva in cura durante uno “scandaloso” ricovero domiciliare. Tra i rinvii a giudizio spiccano i nomi di Leopoldo Luque, neurochirurgo e medico personale di Maradona, e della psichiatra Agustina Cosachov, ritenuti i principali responsabili del tragico epilogo. L’accusa prevede pene che vanno tra i 5 e i 25 anni di reclusione.
LE INDAGINI . Quindici mesi di indagini per giungere a una conclusione. Nel fascicolo dei rinvii a giudizio, ventinove pagine dettagliate, i pm fanno riferimento a noncuranza e gravi omissioni che hanno costretto il paziente allo stato di abbandono. Maradona, convalescente dopo l’intervento alla testa, è morto solo, in una camera angusta, lontano dai suoi parenti, circondato da troppe persone e pochi amici. Aveva bisogno di cure concrete e ha trovato scarso sostegno. Oltre al medico Luque e alla psichiatra Cosachov, nell’elenco dei rinvii a giudizio figurano anche lo psicologo Carlos Díaz, il coordinatore medico Nancy Forlini, il coordinatore infermieristico Mariano Perroni, gli infermieri Ricardo Almirón e Dahiana Madrid, il medico clinico Pedro Pablo Di Spagna. Il rischio, per loro, è di una pena che va dai 5 ai 25 anni di carcere, si attenderà ora l’operato della magistratura che fisserà la data del processo e il tribunale di competenza.
NEGLIGENZA . Gli imputati, si legge nei documenti, hanno agito in modo negligente, con il loro comportamento avrebbero peggiorato le condizioni di salute di Maradona che a inizio novembre, nel 2020, era stato operato d’urgenza per rimuovere un coagulo alla testa dopo un trauma. I pm Laura Capra, Patricio Ferrari e Cosme Iribarren si sono basati sul rapporto della commissione medica convocata dalle autorità giudiziarie per valutare l’assistenza sanitaria – ritenuta inadeguata, carente e sconsiderata – nei giorni che hanno preceduto la morte di Maradona. Si erano affannati alla ricerca della “verità oggettiva” anche gli eredi del Pibe de Oro, la moglie storica Claudia Villafane con i figli, firmatari di un documento ufficiale, a inizio marzo, con il lavoro della Procura del Comune di La Plata e di San Isidro, nel quale si facevano nomi e venivano raccontate tutte le difficoltà ad avvicinarsi all’argentino dopo l’operazione alla testa. Un altro capitolo per far luce sulla morte di un uomo amato da tutti ma ritrovatosi, nel momento del bisogno, improvvisamente solo. F. Tarantino (Cds)