GIOIA – Dries Mertens, in arte ‘Ciro‘, è l’espressione del calcio nella sua purezza: la gioia. Vedere giocare Mertens ti diverte perché ormai, sapendo che può fare giocate assurde da un momento all’altro, sorridi senza nemmeno rendertene conto. Personalmente, prima di lui il calciatore che mi ha trasmesso quest’emozione è stato Francesco Totti che, per citare Zeman, “Fa cose che gli altri non capiscono“ e, aggiungo io, perché le pensava prima e le trasformava in atto subito dopo. Mertens è lo stesso. Nella mia mente restano impressi tre momenti: il cucchiaio a Joe Hart (che da quando ha preso in giro Pirlo si è auto scagliato una makumba); il tiro a giro/pallonetto dalla linea laterale a Strakosha; Patric che scivola direttamente fuori l’impianto di Fuorigrotta, senza la possibilità di sfiorarla nemmeno quella palla, ricordando a Reina perché è meglio averlo in squadra che contro uno così. Insomma, una gioia per gli occhi, soprattutto se il tuo sguardo è ancora puro come quello di una bambina, nonostante le contraddizioni di questo meraviglioso e maledetto sport.
MERTENS FA BENE AL CALCIO – Non siamo pronti a rinunciare a Mertens né noi tifosi del Napoli (perché gli addii li odiamo a priori tutti) né il calcio, ormai privato di quella spensieratezza e quel divertimento, che me l’hanno fatto amare da quando l’arciere Calaiò segnava e scoccava frecce dalla sua invisibile faretra. Mertens ha 34 anni e, nonostante gli acciacchi dell’età e il nuovo che avanza inesorabilmente (leggi Osimhen), continua a volersi mettere in gioco, a voler incantare sempre e comunque, a voler trasmettere quella gioia che lui stesso prova sul campo, come un eterno Peter Pan che non è ancora pronto a crescere davvero, a mettere da parte i sogni e i giochi infantili per diventare adulto. Mertens è gioia, è leggerezza; Mertens ha restituito al calcio il suo significato di gioco nel vero senso della parola (dal latino iocum, scherzo; a voi le conclusioni da trarre); Mertens mancherà a tutti, anche a chi l’ha odiato per un gol. Perché il calcio aveva bisogno di Mertens. E ti ringraziamo per esserci stato.
Di Simona Ianuale