L ’ atmosfera familiare del Marco Polo Sports Center nella sua Viareggio e la festa per il settantaquattresimo compleanno prevista per oggi hanno “sciolto” Marcello Lippi che ha parlato a 360 gradi di lotta scudetto, allenatori emergenti e Nazionale. Lo ha fatto rievocando l’arrivo in volata del 2002, quando la sua Juventus superò l’Inter, sconfitta all’Olimpico contro la Lazio. Era l’ormai famoso 5 maggio… «Vedo tanto equilibrio anche adesso, ma non so se durerà fino all’ultimo turno come quella volta».
Chi è la sua favorita per il titolo? «Non parlo di favoriti o non favoriti… Dico solo che la squadra che ho visto giocare meglio nelle ultime 2-3 partite è stata l’Inter. Ho notato che è rabbiosa, determinata, viva e concentrata. Contro il Verona sabato ha fatto una grande prestazione».
Per Inzaghi è stata decisiva la vittoria all’Allianz Stadium con la Juventus. «Quei tre punti hanno ridato la carica ai nerazzurri e hanno frenato i bianconeri. Se la Juve avesse vinto, si sarebbe giocata lo scudetto fino alla fine e magari… Adesso invece la lotta è ristretta a quelle tre in testa e ritengo improbabile un recupero della Juventus».
Il Napoli ha fallito la prova del nove in casa contro la Fiorentina. Se lo aspettava? «Fallimento è termine che piace a voi giornalisti. Io dico che ha sbagliato una gara, che ha offerto una prova negativa e ha perso contro un’ottima Fiorentina, ma mancano sei giornate alla fine. E se il Napoli le vincesse tutte?».
Primo resta il Milan, anche se in flessione complici due 0-0 di fila. «Pioli merita i complimenti per come ha fatto giocare la squadra durante l’arco della stagione. Un momento così così ci sta, ma non è ancora finita e comunque il Milan è sempre davanti».
Cosa si aspetta dagli ultimi sei turni? «Un equilibrio che in Italia nelle ultime stagioni non c’è mai stato perché a questo punto la Juventus o l’Inter lo scorso anno avevano, più o meno, ipotecato il titolo. Adesso non ci sono più scontri diretti e avranno un valore incredibile gli incontri che l’Inter, il Milan e il Napoli giocheranno con le medio-piccole. Non c’è niente di scontato e l’impresa della Fiorentina al Maradona lo conferma: chi vuole vincere lo scudetto non potrà permettersi errori».
E chi non ci riuscirà, si porterà dietro una bella dose di rimpianti. «Anche se ultimamente ho visto l’Inter meglio delle altre due, tutte e tre hanno chance di conquistare il tricolore. La differenza la faranno i dettagli».
Cos’altro ha detto questa stagione secondo Lippi? «Tante cose mi sono piaciute, come per esempio gli allenatori giovani di squadre non di prima fascia che hanno mostrato un bel calcio. Penso a Cioffi, a Dionisi, a Italiano, a Zanetti, a Juric e a Tudor, che è stato un mio giocatore. Fatemi aggiungere, anche se non è più giovane, pure Andreazzoli. Tutti hanno preparato bene le loro formazioni e hanno mostrato una mentalità vincente, così hanno ottenuto risultati importanti perfino con le grandi».
Allegri ha perso il “tocco magico” dopo due anni di inattività? «Allegri è un allenatore di alto livello, uno dei più bravi al mondo. Come tutti, però, qualche volta vince e qualche volta no».
Tra gli attaccanti chi l’ha impressionata? «Osimhen mi piace. Idem Abraham che con la Roma ha fatto benissimo. Per certi aspetti hanno caratteristiche simili».
Cosa ha dato Vlahovic alla Juventus? «L’ha migliorata e sicuramente le ha dato un potenziale maggiore in fase realizzativa».
Alla Signora non è bastato neppure il serbo per passare il turno in Champions. E così agli ottavi il nostro calcio, escluso anche dal Mondiale in Qatar, ha già finito la sua avventura nella coppa più importante.« Non parlerei di crisi del calcio italiano, ma di un periodo un po’ così. Quando allenavo la Juventus c’erano anni in cui non riuscivamo a ripetere in Europa i risultati della stagione precedente. In Champions il livello è alto e ci sono grandi avversarie. Per quel che riguarda la Nazionale, il discorso è diverso: se non riesci a qualificarti per il Mondiale contro la Macedonia, il bicchiere è mezzo vuoto per forza. Qualche annotazione però va fatta».
Quale? «Prima di tutto che siamo campioni d’Europa e che questo gruppo aveva fatto una serie incredibile di risultati positivi giocando sempre un ottimo calcio. Bisogna poi ricordare che quando allenavo la Nazionale in Serie A c’erano il 60-65% di italiani, mentre adesso sono il 30-35%. In più con onestà va ammesso che di Totti, Del Piero e Montella non ne sono più nati… La Macedonia, ripeto, l’avremmo dovuta battere comunque e invece abbiamo avuto la fortuna e gli episodi contro».
Sarà il secondo Mondiale da spettatori per gli italiani. «Sono dispiaciuto come tutti i tifosi azzurri, ma non chiedetemi perché ai Mondiali siamo reduci da due eliminazioni ai gironi e da due mancate qualificazioni».
Giusto ripartire da Mancini? «Ha fatto un ottimo lavoro finora, a parte la partita con la Macedonia. Se c’è qualcuno che conosce il calcio italiano è lui. Trovo giusto che sia rimasto. Rimbocchiamoci le maniche e andiamo avanti».
Era circolato anche il suo nome per l’eventuale sostituzione del Mancio. «Io avevo già preso la mia decisione due anni fa quando sono tornato dalla Cina: ho chiuso con il calcio a qualsiasi livello e con qualsiasi ruolo. Non ho ricevuto nessuna telefonata e, anche se l’avessi ricevuta, avrei detto di no. Mantengo fermo il mio proposito. Da qui in avanti mi dedico solo… al tiro a volo».
Fonte: A. Ramazzotti (CdS)