Spalletti a “Il Mattino”: «Pensiamo alla Roma e a batterla. Una sconfitta che è come una sentenza!»

Non è ancora una via crucis dei sogni infranti. Quante volte questo Napoli è stato dato per morto, messo in croce, e poi è riuscito a resuscitare, a tornare in corsa per lo scudetto? Quante volte si è sentito una voce: dai Napoli, alzati e cammina. Spalletti trattiene il magone, ha il muso triste. Sei partite sono poche, pochissime. Alla squadra non è riuscito a dire nulla. Non c’è atmosfera da punizioni, nessuno deve essere messo dietro alla lavagna: aveva promesso due giorni liberi e lascia tutto com’è. È la quinta sconfitta al Maradona, roba da non credere. E quando Lucianone penserà a questa stagione, chissà quanti rimpianti. «Il nostro futuro non è più solo nelle nostre mani». La Fiorentina, ancora una volta, si mette tra il Napoli e il suo sogno per lo scudetto. Come quel 29 aprile del 2018. Ma stavolta non ci sono alberghi. E neppure, povero Lucianone, supereroi.

Spalletti, le cose cambiano con questa sconfitta?«Cambiano, cambiano, certo che cambiano. Non è facile recuperare punti quando mancano così poche partite ed è chiaro che ora si fa tutto più difficile. Però a noi non resta che lavorare e provare a fare quello che dobbiamo fare, ovvero vincere ogni partita da qui alla fine».

Difficile ripartire dopo un ko come quello di ieri?«Pensiamo alla Roma e a batterla. Ora non dipende più da noi ma dagli altri. Questa sconfitta è un po’ una sentenza, non possiamo nasconderlo. Però noi non dobbiamo abbatterci, anche perché la nostra partita non è stata negativa».

Cosa non ha funzionato?«Nel primo tempo abbiamo iniziato bene, poi abbiamo alzato qualche palla di troppo, facendo leva su questo uno contro uno a campo aperto di Osimhen che ci ha portato a perdere palloni e che alla fine ci ha anche costretti ad allungarci. Ma poi nel secondo tempo abbiamo fatto le cose giuste, abbiamo fatto il gol del pari, stavamo gestendo la partita e stavamo anche provando a farla nostra. Abbiamo preso gol su una pallata lunga, su fallo-non fallo su Mario Rui (non polemizza più di tanto, ma è chiaro che per lui era da punire l’intervento di Nico Gonzalez, ndr) e a quel punto è diventato tutto più difficile. Evidente che c’è stata una gestione approssimativa sul terzo gol preso quando avevamo la partita in mano. La Fiorentina non ha rubato nulla, ma noi non meritavamo di perdere».

Non è rimasto deluso dal mancato assalto sul 3-2 della Fiorentina?«Ma ci abbiamo provato, il forcing c’è stato ma il punto è che eravamo troppo offensivi in campo e in questi casi quando poi perdi palla, recuperare diventa difficile».

Pesano, sui sogni del Napoli, le cinque sconfitte in casa. Che problemi avete al Maradona?«Non credo che si possa parlare di problemi, perché è vero che le sconfitte sono state tante ma tutte diverse, tutte arrivate con episodi differenti l’uno dall’altro. Prendiamo la gara di ieri: anche qui ci sono state delle situazioni che non ci sono state favorevoli, come anche il secondo gol quando il pallone è finito tra le gambe di Zanoli. Resta il fatto che non abbiamo gestito a dovere la gara, abbiamo qualche colpa sicuramente».

Si fa fatica a digerire questo scivolone?«Non poco. Perché ci costa molto. Per certi versi non la meritavamo. Però mi spiace per il pubblico, per l’atteggiamento che abbiamo avuto perché era stato quello giusto. Certo, in certi duelli si poteva fare qualcosa di meglio perché poi Osimhen non era al massimo della condizione avendo saltato un paio di allenamenti e venendo anche dagli impegni con la sua nazionale. Ha fatto bene, ma poteva far meglio in questi duelli fisici in cui poteva far salire la squadra e creare così problemi alla difesa della Fiorentina».

Cambia la corsa per il primo posto?«Si fa tutto più difficile. Non abbiamo altra scelta se non essere professionisti col timbrino di qualità. Ora pensiamo a vincere la prossima partita, anche se ora dipende dagli altri e non da noi. ».

Mertens dietro a Osimhen non potevano iniziare dal primo minuto?«Probabilmente non era un azzardo. Ma è inutile tornare indietro e fare i conti sulle scelte fatte. Nel secondo tempo abbiamo fatto la partita a lunghi tratti, in alcuni non abbiamo tenuto la giusta pressione. Non penso che dipenda da un calciatore solo il risultato di una gara»

P. Taormina (Il mattino)

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