L. De Laurentiis, pres. Bari: “Mio padre è stato il provocatore, io mi sono lanciato nell’impresa”

Presidente Luigi De Laurentiis, è passata la grande notte che ha riportato il Bari in B:
«Sono ancora frastornato. Ho ricevuto centinaia e centinaia di messaggi che mi hanno reso veramente felice. Quando sono tanti ti rendi conto dell’affetto che c’è intorno».
E’ più provato o spavaldo?
«Sono provato fisicamente perchè i festeggiamenti con i tifosi allo stadio sono finiti alle quattro del mattino. Spavaldo non direi, ma certamente un po’ più sicuro perchè questi quattro anni completi da presidente sono stati un corso acceleratissimo da management sportivo».
Quanto è costato esorcizzare la C?
«Mi è costato tanto. Solamente attraverso gli errori si è imparato a risolvere i problemi e a capire quale fosse l’asset giusto da mettere a terra per poter uscire da questa categoria così difficile».
E’ la vittoria di uno stile?
«Dice bene, è proprio la vittoria di uno stile. Nella mia mentalità c’è sempre stata l’idea di costruire un gruppo, lo stare insieme, diventare famiglia, rendere tutti i collaboratori responsabili dell’intero percorso della squadra. Tutti insieme, tutti uniti».
Luigi De Laurentiis professione presidente, tutta colpa di suo padre Aurelio che ne ha dilatato gli orizzonti?
«Lui è stato il provocatore, io mi sono lanciato nell’impresa perchè ho pensato che potesse essere davvero una grande esperienza imprenditoriale in più da aggiungere alla mia vita. E debbo dire che dopo quattro anni il bilancio è strapositivo perchè mi sono dovuto comunque cimentare con tante cose che non conoscevo. Tanti incontri belli, alcuni brutti, molti fantastici. Un pò tutto. Quattro anni che sono stati l’equivalente di tre vite».
Quanti eroi dietro l’impresa?
«La squadra di calcio è come una scuderia di Formula 1. La vittoria è costituita da un insieme di persone che con ogni singolo intervento hanno contribuito a far sì che l’Antenucci di turno, alla sua veneranda età, restasse in forma tutto l’anno. E tutto un insieme fra ingegneri, direttori sportivi e piloti che permette di ottenere risultati strabilianti. La stessa cosa nel calcio. Eroi tanti, il direttore sportivo, l’allenatore, lo staff, la squadra. E’ tutto un insieme. Altrimenti non funziona».
La scelta di Polito un’ispirazione?
«E’ venuta fuori dopo una serie di incontri. Polito aveva una reputazione perfetta. Benvoluto da tutti. Ho avuto subito l’impressione di avere davanti un vincente che aveva già raggiunto dei risultati, ma soprattutto una persona dall’empatia naturale, forte. Ho capito che fosse il direttore sportivo che cercavo, che si sporca le mani, che fa la doccia insieme con i calciatori e sa esercitare la sua autorevolezza empatica. Oltre ad essere un professionista che serviva al Bari. Perfetta la gestione del mercato. Ciro è stato il primo tassello di un percorso costruito mattone dopo mattone in un anno in cui non potevamo sbagliare niente».
Quando ha visto Mignani per la prima volta cos’ ha pensato?
«Devo essere sincero: Ciro era convinto e gli ho dato fiducia. Quando l’ho conosciuto mi è sembrato una persona molto a modo con il suo aplomb ed eleganza. Un uomo dai valori precisi, molto severo, ligio venendo da una famiglia che gli ha insegnato l’ordine e la precisione. Un grande lavoratore che ha dimostrato poi di non scendere mai a compromessi con nessun calciatore».
Qualcuno che era abituato a giocare sempre?
«Tutti vogliono giocare sempre, ma Mignani ha avuto la fermezza di non ritenere nessuno indispensabile. E credo che sia stata la forza di questo gruppo».
La città ribolle, è anche il trionfo del pubblico.
«Un grandissimo trionfo. Quando leggo la classifica degli spettatori in A e all’ottavo posto trovo il Bari che in C contro la Fidelis Andria ha fatto registrare 24.332 presenze è un orgoglio vero. Mi auguro che continui a far sentire quanto vale questa piazza».
Sta già pensando ad un’altra impresa più difficile?
«Sono entrato allo stadio e invocavano gia la serie A. Intanto godiamoci la serie B e giochiamo le prossime tre partite che con orgoglio e responsabilità. Poi avremo la serie B che è un campionato bello, difficile e importante. Al momento penso solo al prossimo futuro».
Il film più bello è ancora da girare?
«Un film bellissimo l’abbiamo appena sfornato. E’ stata un’emozione da Oscar vincere a Latina. Un ricordo che mi resterà indelebile, l’emozione di abbracciarmi con il sindaco Decaro. Ma si possono fare film sempre più belli…».

 

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Fonte: CdS

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